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Il suo freddo pianto
 
Il suo freddo pianto 2021-06-05 09:08:17 ornella donna
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    05 Giugno, 2021
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Il passato per Manrico Spinori

Torna il pm Manrico Spinori , felice creatura di Giancarlo De Cataldo, ne Il suo freddo pianto. Il pm è soprannominato “il contino” per le sue nobili origini. Purtroppo una madre ludopatica, donna Elena, si è giocata tutto il suo patrimonio, compreso lo stesso palazzo in cui abitano, concesso in usufrutto per amicizia vita natural durante. Lui, appassionato melomane, convinto assertore della teoria per cui ogni caso di cui si occupa ha un preciso riferimento a qualche opera lirica, in questa avventura è alle prese con un enigma che viene dal passato. Veronica, transessuale di alto bordo, viene uccisa nel suo stesso appartamento in cui riceveva i clienti. Un omicidio che colpisce, avvenuto una decina di anni prima:
“un appartamento di tre stanze. L’ingresso. Un soggiorno con un divanetto nero, di fronte a una porta finestra che dava su di un terrazzino con gelsomini rampicanti e qualche pianta grassa (…). Tutto lasciava intendere che “il fatto” fosse avvenuto in quell’ambiente. Su una mensola una piccola Handycam. (…) Proseguendo nell’esplorazione, un piccolo studiolo con una biblioteca essenziale di titoli alla moda, un bagno con una vasca di notevoli dimensioni, pulitissimo, una camera da letto dalle pareti rosa con un grande specchio ovale dalla cornice dorata e un imponente letto tondo. Lì, sulle lenzuola di raso nero, Lo Moro Francesco.un ricamo bizzarro di sangue che dall’orecchio sinistro si disperdeva verso le labbra semichiuse, le palpebre calate con tracce di ombretto, le braccia distese accanto al lungo corpo, la camicetta color cremisi abbottonata, gli slip neri e le calze autoreggenti velate, così incongrue per quel fondo d’estate.”
Di quell’omicidio fu accusato un colonnello, l’ultimo cliente con cui si era intrattenuto. Ora le dichiarazioni di un pentito rimettono tutto in discussione e per Manrico il sospetto di aver condannato un innocente. Ma è davvero così? Gli interrogativi sono tanti: il pentito sta dicendo la verità? Perché rivangare un vecchio caso? Quali alte sfere sono coinvolte in un tentativo , riuscito, di depistare la verità? Manrico e la sua squadra provano a far luce.
Un giallo che risponde bene alle caratteristiche classiche del genere a cui appartiene. In gran parte centrato sulla figura del pm, che in questa avventura pare essere più malinconico , più riflessivo, preda ai mutamento ondivaghi dell’amore. Bellissime le riflessioni, ad esempio, intime che si prefiggono lo scopo di riconoscere o meno se un sospetto sta dicendo la verità:
“Manrico e il malavitoso si fissarono per un breve istante, occhi negli occhi. Era un confronto, un reciproco scrutarsi, uno di quei momenti in cui la ragione deve farsi da parte e cedere il passo ai sensi. Quelli di Manrico erano all’erta. Non gli sfuggì il guizzo che aveva animato lo sguardo del Farina. Un guizzo simile Manrico l’aveva colto in decine di sospetti o confessi che aveva interrogato. Compariva quando qualcuno aveva qualcosa da nascondere. Non necessariamente una colpa. Capitava a volte che un sospetto si cacciasse nei guai per non volere rivelare l’alibi che lo avrebbe magari salvato da un’accusa ma danneggiato in qualche altro modo.”
In questo romanzo, tuttavia, un particolare accento è anche posto sulla squadra che collabora con il pm, in cui ruolo diventa strettamente decisivo:
“Brunella, la sospirosa, segretaria perennemente alle prese con amori sfortunati; Gavina Orru, la maga della rete, con le sue connessioni neuronali veloci quanto quelle di un’astronauta selezionato dalla Nasa per i voli interstellari; Deborah Cianchetti, un metro e ottanta di tatuaggi e sovranismo, meraviglioso fiore di borgata, guardiana della notte in una città che “si me facevano comanna’ du’ mesi a Roma qua diventava ‘a Svizzera”. “
Intenso e costante è anche il continuo riferimento alle opere liriche, che in questo romanzo, in particolare, è a :
“Lulu, Alban Berg si era ispirato al dittico di Frank Wedekind, Lo spirito della terra e Il vaso di Pandora. Lo spirito della terra è Lulu, l’eterno femminino incarnato nel serpente che, nel prologo dell’opera, il domatore mostra al pubblico. Ma è un femminino perverso, mortale, demoniaco: “creata per diffondere sventura, per sedurre, adescare, avvelenare, per assassinare senza farsi accorgere.” Ecco. Veronica era stata la loro Lulu.”
In definitiva ne emerge un giallo intenso, scritto con una prosa perfetta, mai ridondande , ma ricca di fascino intrinseco. Un romanzo i cui punti cardini sono la figura del protagonista, un uomo professionalmente preparato, preda, però, nella vita personale, di sentimenti contrastanti; e la costituzione di un trama perfettamente elaborata, dove nulla è lasciato al caso, e nulla è come appare. Una lettura per gli amanti del genere e dello scrittore.

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