Dettagli Recensione
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei
Mio padre mi diceva sempre: Attenta al pozzo, bambina mia.
Mio padre non sapeva che ogni donna ha il suo pozzo in cui cadere.
Aba è una moglie, una madre la cui vita sta deragliando, le difficoltà in famiglia scalfiscono un equilibrio sempre più precario. Aba è una donna che è stata tradita.
Ice è un funzionario dei servizi segreti italiani, Ice è una spia, Ice è colei che sa mentire meglio di chiunque altro. Ice ha tradito.
Aba e Ice due volti nella stessa persona, ma per quanto ancora? La guerra è ovunque.
Spy story ambientata tra Italia e paesi arabi, la scintilla da cui si sprigionano le fiamme del romanzo è un attentato terroristico sventato a Roma. L’inizio è promettente e prevede tre filoni narrativi. Posizionati nel presente, nel passato ed in parallelo essi si incrociano e mirano a scavare nei complessi meccanismi celati dietro l’attacco all’occidente.
L’appetibilità della fiction si perde nelle lunghe pagine dedicate all’Italia, dove i vertici dell’intelligence si annacquano in eterne discussioni sul modus operandi da utilizzare per gli interrogatori dei terroristi, dividendosi tra i sostenitori del garantismo di casa nostra e coloro che invece vorrebbero cedere i prigionieri agli alleati americani, più pratici nel far parlare i muti. La salvezza del romanzo sta tra gli Emirati Arabi e Tripoli, le cui descrizioni attente e l’ottima profilatura dei personaggi riescono a suscitare la suspense necessaria per procedere nella lettura.
Le molte, troppe ripetizioni di concetti che infarciscono il libro mi hanno procurato un principio di orticaria, che poi è esploso definitivamente nelle ultime pagine. Il lavoro di Costantini termina infatti con l’inizio di quello che sarà l’incipit di un successivo romanzo e qui nulla ci sarebbe di male se mi avesse fornito tutte le risposte cercate avidamente in queste 398 pagine, al prezzo di copertina di ben 22 euro. Il costo del sapere sarà forse di altrettanti, e allora il mio prurito sanguina di fronte al marketing dell’arroganza.
C’è molto di positivo e molto di negativo, difficilissimo dare un giudizio parziale, per me è una sufficienza con qualche riserva pronunciata con gengive intrise di aceto bianco.