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La prima indagine privata di Penelope Spada.
L’ultimo romanzo di Carofiglio, forse non allo stesso livello di altri, è un giallo e ci propone un’interessante nuova figura femminile, Penelope Spada. E’ un ex procuratore legale, incappata in una disavventura della quale nel corso della storia non si parlerà mai: la colpa è anche di altri colleghi, ma solo lei pagherà per tutti e verrà allontanata dalla professione. Vive di rendita (ha un secondo appartamento che affitta), si mantiene in forma frequentando assiduamente la palestra e mangiando sano: ha però due punti deboli, indulge all’alcool e fuma un pacchetto di Lucky Strike al giorno, tentando (invano!) di smettere. Non disdegna qualche fuggevole esperienza amorosa, subito dimenticata. E’ una donna riservata, volitiva, molto intelligente, e, come sosteneva sua nonna, proprio le persone con intelligenza spiccata tendono a combinare guai, per l’eccessiva fretta e sicurezza delle proprie azioni. In privato, è una donna fragile, nostalgica del passato, a volte insicura ed incline a chiudersi in sé stessa.
La storia è semplice. Un amico giornalista di nera la contatta pregandola di interessarsi al caso di un tizio, la cui moglie viene trovata assassinata in un parco del milanese. Unico indagato è il marito, assolto per mancanza di prove, ma con “inquietanti” sospetti. L’uomo non ci sta, anche per timore di quello che potrebbe pensare di lui la giovane figlia , e vuole chiarezza: Penelope accetta, dopo titubanze, di indagare sull’omicidio come investigatrice privata e di scoprire l’assassino, avvalendosi anche dei consigli di un vecchio amico poliziotto, Barbagallo, cui è legata da una reciproca stima. Inizia a questo punto l’indagine vera e propria (siamo già a metà del romanzo), ma la trama diventa fragile e la conclusione repentina e prevedibile: solo eventi fortuiti (e fortunati!) abbastanza banali indirizzeranno Penelope alla soluzione del caso, lasciato alla fine nelle mani di Barbagallo e della polizia. La nostra protagonista è cocciuta e testarda, disciplinata nell’attività investigativa, ancora visceralmente legata alla sua passata attività, nostalgica forse, ma non lo dà a vedere, di quel mondo e di certi ambienti (ad esempio il palazzo di giustizia) dai quali è ormai stata estromessa per colpe probabilmente non solo sue. Il personaggio è ben rappresentato, ha un passato non ancora chiarito e ritornerà, ne sono certo, con altre indagini. Il difetto del giallo è la storia in sé, un po’ troppo semplice e priva di emozioni vere. Ma forse a Carofiglio interessava impostare bene un suo nuovo personaggio, caratterizzarlo con cura e descriverne vita ed emozioni, luci ed ombre. Il resto verrà in seguito.