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Quando il medico diventa paziente
Siamo a Firenze, Pietro Gerber è un giovane psicologo infantile, che attraverso la tecnica dell’ipnosi scava nella memoria dei bambini.
Improvvisamente riceve una telefonata da Teresa Walker, psicologa australiana, che gli presenta un caso interessante, una paziente, Hanna Hall, è convinta di aver ucciso il fratello Ado, quando era ancora una bambina ma di ciò sembra non ricordare nulla, forse un caso di amnesia selettiva.
La paziente giunge in Italia e sarà proprio il Dottor Gerber ad occuparsene, è verò, Hanna Hall oggi è un’adulta, ma quei ricordi offuscati risalgono al periodo in cui era bambina, il compito del dottor Gerber sarà quello di indagare nella psiche di quella bambina, ormai adulta, ed accertare la veridicità di quel ricordo.
Sottoposta ad ipnosi, la Hall inizia a ricordare la sua infanzia attraverso dei flashback, i continui spostamenti clandestini con i genitori da un luogo all’altro, presso diverse dimore, le cosiddette “case delle voci” con al seguito la cassa contenente il corpo del piccolo Ado.
Ma cosa nasconde quella famiglia e perché cambia frequentemente collocazione?
Chi sono gli “estranei” da cui occorre difendersi?
Chi è veramente Hanna Hall, cosa la lega al Dottor Gerber, come è possibile che questa sia a conoscenza di una serie di informazioni sulla sua vita?
Carrisi ci propone un interessante thriller psicologico che, devo dire, presenta un ottimo grado di coinvolgimento. Del resto, l’autore è una garanzia, riesce sempre a creare quella tensione quel brivido e quella suspence, necessari a spingerti inesorabilmente verso la fine del racconto.
La storia è ben costruita, propone una serie di personaggi che poi in qualche modo presentano reciproci collegamenti, lo stesso protagonista si troverà direttamente coinvolto nella vicenda.
Il grado di soddisfazione è dunque elevato, appezzo molto la tecnica di scrittura di Carrisi, nonché la sua capacità di renderla viva, non un racconto piatto e faticoso, ma una dinamica esperienza in grado di conferire al lettore importanti percezioni.
Procedendo nella lettura, il puzzle inizia a ricomporsi, conferendo un senso logico alla storia, che affonda le proprie radici nel mondo della psicologia, e soprattutto evoca il complesso tema della tutela dei minori.
Scopriremo chi sono i “genitori” di Hanna, perché questi si nascondono, la loro provenienza dal San Salvi, un ospedale psichiatrico fiorentino poi chiuso per effetto di una legge del 78, nonostante al suo interno, “la vita trovasse il modo di andare avanti”.
Ma soprattutto scopriremo chi è davvero Pietro Gerber, quale è il segreto che suo padre ha nascosto per anni e cosa lo lega effettivamente ad Hanna Hall e proprio attraverso il protagonista scopriremo come spesso la stabilità e le certezze acquisite nell’arco di una vita non sono altro che un’illusione, pronti a vacillare alla prima difficoltà.’
Il finale si presenta leggermente sottotono, il racconto spinge veloce verso la conclusione, ma ho rilevato una certa frettolosità nella dissoluzione dell’impalcatura costruita, l’autore attribuisce una rapida collocazione ai personaggi, mette in luce il legame tra Gerber e la Hall e chiude la storia, ma lascia quel pizzico di insoddisfazione, come se mancasse qualche tassello per raggiungere un totale appagamento.
In definitiva, un ottimo romanzo per il genere, Carrisi si conferma ancora una volta un valido autore di thriller, in grado di coinvolgere il lettore, metterlo in tensione e proiettarlo inesorabilmente al culmine della storia.