Dettagli Recensione
Anita
Dopo la conclusione della serie dedicata alle avventure di Vani Sarca siamo pronti per la conoscenza, con “Il morso della vipera”, di quella che sarà una nuova saga a firma Alice Basso. Siamo nel 1935, la parola d’ordine è italianizzare, il fascismo è in atto e l’atmosfera tutto è tranne che serena e pronta ad aprirsi al futuro roseo e non dittatoriale.
Due le voci che conosciamo sin dalle prime pagine: Anita, la femme fatale civettuola e dagli attributi consistenti che sente della mancanza di libertà e Clara la voce erudita e intelligente che ama studiare e che vorrebbe poter leggere senza censure. Innanzi alla proposta di matrimonio di Corrado, Anita, che tanto aveva architettato per riceverla e conquistare la sua preda maschile, chiede di poter lavorare per sei mesi. Un bisogno di libertà, questo che la porterà a trovare lavoro nel mondo dell’editoria come dattilografa per una rivista di particolari racconti provenienti dal nuovo continente.
Tuttavia, Anita, che mai ha brillato a scuola e che mai ha avuto una predilezione innata per i libri, con questo lavoro scopre un mondo, un mondo che la porta a interrogarsi sulla bellezza di quelle storie e che la porta anche a comprendere il perché della predilezione verso queste dei lettori. Nasce un amore tanto inatteso quanto bramato, quello verso la lettura, e forse, non solo questo.
Con “Il morso della vipera” conosciamo un nuovo personaggio che suscita simpatia e che nel corso dell’opera cresce e matura arrivando a staccarsi da quella che è la prima immagine che abbiamo di lei nelle pagine iniziali. L’idea della Basso è originale e per chi ha amato i suoi titoli anche questo non mancherà di conquistare i cuori, devo però confessare che, per quanto la storia sia briosa e simpatica, non sono riuscita a farmi completamente coinvolgere. Ho risentito in parte dello stile dell’autrice che per quanto mordace e arguto, alla lunga tende a sfiancare un po’. Probabilmente questa impressione deriva da una certa saturazione raggiunta già con la serie dedicata a Vani ma è mancata quell’empatia totale che al contrario è propria della sua penna. Forse, semplicemente, oltre che ad una evoluzione della protagonista e a una nuova vicenda, era dal mio subconscio auspicata anche una maturazione dello stile narrativo? Non so, me lo chiedo con sincera curiosità.
Ad ogni modo la lettura è piacevole, non manca di strappare sorrisi e di incuriosire il lettore amante del genere. Un titolo ottimo con cui staccare qualche ora ma da leggere senza troppe pretese.