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Uccido chi voglio
 
Uccido chi voglio 2020-10-24 13:36:55 Mian88
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Ottobre, 2020
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Il male del vivere per mezzo della parola scritta

“Non so se il mondo esista per davvero, ma bisogna fare attenzione a quello che si immagina. Forse siamo solo il sogno di qualcun altro.”

Con “Uccido chi voglio” torna in libreria il protagonista di Vince Corso, il biblioterapeuta che ci accompagna tra le vie di una Roma sofferente e multietnica, una capitale che sembra implodere su se stessa. Anche questa volta non mancano i temi più cari all’autore che, in particolare, si sofferma sul complesso rapporto tra vita e letteratura per mezzo di questa voce protagonista che offre i suoi consigli sui mali dell’esistenza per tramite dei libri. E nonostante questa certezza che sembra sempre addurre una soluzione ai mali e ai dilemmi, Stassi tra le righe si chiede e ci chiede se davvero le parole scritte possono sempre condurre a salvezza e al contempo se queste mai possano tradirci.
Da questo doppio quesito ha inizio una narrazione quasi fiabesca, onirica, sognatrice in cui di snodano efferati omicidi che a loro volta rimandano a titoli letterari. La stessa dimensione spazio-temporale si confonde tanto che il lettore fatica talvolta a seguire il filo narrativo tanto da non nascondere le sempre più crescenti perplessità.
Il risultato è quello di uno scritto che assume le vesti di un giallo composto da giochi di specchi, dove niente e come appare, dove finzione e realtà si fronteggiano e che mira a toccare obiettivi estremamente temerari. Tuttavia, lo scritto sembra arrovellarsi su stesso, sembra non riuscire concretamente a condurre e fatica a suscitare empatia e a spiccare il volo. Il lettore ne resta affascinato, ne è incuriosito ma non ne resta altrettanto rapito. In più punti si chiede quale sia il fine, quale sia il traguardo prefissato.
In conclusione, un titolo che non può che definirsi ambizioso, un titolo che ci propone uno Stassi diverso ma che conquista soltanto a metà. Buona l’idea, interessanti le problematiche trattate e sottese ma inarrivato negli intenti.

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Commenti

2 risultati - visualizzati 1 - 2
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lapis
25 Ottobre, 2020
Ultimo aggiornamento:
25 Ottobre, 2020
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A me era piaciuto un po' di più, forse mi sono lasciata affascinare dagli innumerevoli rimandi letterari, ma sono d'accordo con te quando dici che si arrovella su se stesso, forse ha alzato troppo l'asticella stavolta.
Bella ed equilibrata la tua recensione. Come sempre complimenti, Maria!
In risposta ad un precedente commento
Mian88
26 Ottobre, 2020
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Cara Manuela, probabilmente io l'ho letto anche nel periodo sbagliato ma non sono davvero riuscita a farmi coinvolgere. All'inizio quei rimandi li ho trovati suggestivi e interessanti poi fuorvianti e decontestualizzati. La storia mi è sembrata non voler mai arrivare davvero da qualche parte e lo stile sinceramente l'ho trovato arrovellato su se stesso. Mi dispiace perché lo scrittore mi piace e ho avuto modo di conoscerlo proprio grazie a te. Credo semplicemente che tu sia riuscita a entrarci più in sintonia, la tua recensione è come sempre molto bella. :-)
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