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La clinica degli orrori
Andrea Vitali torna in libreria con un libro che si distingue dalla sua produzione e che si intitola Il metodo del dottor Fonseca, edito da Einaudi. Un romanzo differente che si caratterizza per uno stile sobrio, pacato, raffinato e molto intrigante. Siamo lontani dai racconti ironici e ricchi di macchiette che hanno caratterizzato la produzione di questo autore. Qui l’ironia è totalmente assente, il protagonista narra sempre senza mai pronunciare il proprio nome, e il periodo storico in cui si svolge la vicenda non è mai specificato. L’autore, inoltre, si dimostra particolarmente abile nel disseminare indizi, senza mai rivelare troppo, che creano una perfetta atmosfera di mistero e di intrigo, senza mai avere toni adrenalinici troppo forti.
La trama si svolge a Spatz, un paese di montagna:
“Millesettecento metri. Il centro abitato più grande di uno dei distretti più piccoli dell’intero territorio, in sostanza una cacca di mosca a ridosso del confine, incassato tra due montagne: il Salter da una parte, il Danzas dall’altra. L’ultimo insediamento prima di una zona di rispetto, o terra di nessuno o comunque la si voglia chiamare: una striscia di una decina di chilometri segnalata in grigio sulla cartina, quasi fosse una immensa voragine scavata tra l’estremo confine settentrionale del nostro Stato e ciò che si trova al di là. “
Luogo in cui una donna viene trovata morta, orribilmente sfigurata. In realtà il caso pare essere risolto: il colpevole è il fratello disabile, fuggito chissà dove. Ma è veramente così? Ad indagare un poliziotto “in punizione”, che si accorge immediatamente delle tante, troppe, stranezze. A cominciare dalla misteriosa clinica di cui tutti sussurrano. Che luogo è? Cosa vi accade?
“Ero impaziente dell’altro sulla clinica della terra morta. Il professore aveva rilevato l’intero complesso del vecchio sanatorio. Un edificio costituiva la clinica vera e propria, due erano le residenze del personale, il quarto proseguiva la sua lenta rovina. Sul conto del professore giravano voci di varia natura. (…) quale che fosse la ragione aveva deciso di imboccare una strada che solo in un posto fuori dal mondo poteva battere. E con la collaborazione di persone che avevano accettato di vivere in una terra morta, dove venivano ricoverati individui che al loro arrivo, prima di ogni altra cosa, dovevano firmare una dichiarazione in cui rinunciavano alla vita”.
Giungere alla verità è una salita impervia su di un mare di incognite indefinite.
Un giallo avvincente, ricco di pathos e di mistero che mi ha convinto ed attratto. Un noir per veri intenditori, una solida trama e un costrutto di grande fascino.