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Delitto e sofferenza
Torna Carlo Monterossi in I cerchi nell’acqua di Alessandro Robecchi, ora spettatore attonito della narrazione di una vicenda che tratta temi di grande attualità come lo spaccio di droga, la prostituzione, il riciclaggio di denaro. Un testo che ho molto ammirato per la sua intrinseca profondità di contenuto e di linguaggio, e per la sua ottima elaborazione concettuale della trama narrata.
Si respira aria di dolore, di sofferenza umana, per cui:
“Le aveva viste tante volte quelle onde di dolore, di impotenza, ogni volta che aveva avuto a che fare con una vittima. Le aveva capite… per una volta gli sembra di far parte di quei cerchi nell’acqua ferma.”
Si guarda alla realtà con una sorta di amarezza, velata dalla malinconia di chi ne ha viste troppe, e medita a lungo,
“Le luci , gli ambienti, le parole parlavano di persone sconfitte per sempre, di distanze incolmabili. La realtà bruta, non addomesticabile, niente che si possa rendere migliore con le luci giuste, la buona recitazione, o peggio, la pietà.”
Le vicende narrate in questo libro sono due, due vicende brutte, sporche che si comportano come “cerchi d’acqua” in cui si definiscono:
“Cerchi che si allargano… uno, due, tre, infiniti, a contarli”.
Coinvolti nelle indagini Tarcisio Ghezzi, un vecchio poliziotto, e Carella, un collega alquanto misterioso. Il primo,
“che sembra filosofo e cane da tartufi, monaco zen e maestro d’intuito. Aveva un torto da raddrizzare , faccende di ingiustizia mancata e di televisione. Di anni sessanta, quasi quaranta di onorato servizio, sposato con Rosa, niente figli, zero carriera, tanti chilometri per poco reddito.”
Cosa li accomuna? Qual è il loro punto di incontro?
Una lettura che affonda le radici in un passato lontano, che getta uno sguardo a novanta gradi su Milano, spaziando dalla ricca città metropolitana, dei ricchi aperitivi, alle periferie problematiche, tra alloggi sordidi, locali al limite della legalità e sfruttamento della prostituzione. Un noir di sofisticato fascino, che vede un curioso parallelo tra il delitto e la sofferenza che ne è la causa, per cui:
“Il delitto, qualunque delitto, crea una scia di dolore che non è possibile calcolare. Il sassolino nell’acqua ferma produce un cerchio, poi un altro, poi un altro e i cerchi si allargano.”
Un giallo nudo e crudo, dalle forti tonalità malinconiche, ben congegnato e ben elaborato. Ricco di colpi di scena, con personaggi magistralmente dipinti anche nella loro eccezione intima ed intimistica. Ancora una volta, com’è nello stile dell’autore, la raffigurazione di una società brutale, cruda e profondamente ingiusta, a cui si guarda con disperata pietà. Uno stile che cattura per una lettura che si rivela sin dall’inizio molto bella ed intrigante.