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L'ultimo anno del commissario Bordelli.
E’ il commissario capo Franco Bordelli il principale personaggio di questo romanzo fiume, già protagonista di altre opere di Marco Vichi. Siamo nel 1969, l’Italia si sta risollevando dalle macerie della guerra, gli echi di Canzonissima, una delle trasmissioni televisive più popolari dell’epoca, fanno da sottofondo sonoro a varie vicende che impegnano il nostro poliziotto. E’ indubbiamente un tipo singolare, esperto di letteratura: sa tutto delle opere di Alba de Céspedes, autrice che lo appassiona particolarmente, ma è anche amante della buona cucina e non indifferente al fascino femminile. Alle soglie della sospirata pensione, è ancora tenacemente in pista, impegnato proprio nell’ultimo anno di servizio in varie complicate indagini da sbrogliare assolutamente prima di concludere un’onorata carriera. E non sono indagini da poco. E’ ancora a piede libero uno psicopatico che il 13 febbraio di ogni anno tortura e uccide barbaramente prostitute con determinate caratteristiche, e manca poco più di un mese alla data del prossimo delitto. E poi, nella propria abitazione, viene rinvenuta assassinata una giovane dal passato discutibile, amata teneramente dai nonni che si disperano e non si danno pace. Ancora, un imprenditore mette in scena un finto suicidio per sfuggire ad un grave pericolo: è infatti a conoscenza, per vie traverse, di un probabile sovvertimento delle istituzioni, forse un colpo di stato, ed è in possesso di carte molto compromettenti. Infine c’è una mela marcia al commissariato, un dirigente cocainomane che sottrae prove e intasca indebite somme. Insomma, quattro indagini complesse che impegnano senza soste il commissario Bordelli, deciso a venirne a capo prima lasciare il servizio e magari sposare la sua compagna, una giovane ventisettenne, Eleonora, che sembra non aspettare altro. Naturalmente riesce a districarsi da par suo in vicende anche misteriose, nelle quali non è semplice individuare il colpevole, ma il nostro commissario sembra avere un sesto senso che lo orienta quasi sempre nella direzione giusta. Anche se qualche volta raggiunge il suo scopo con metodi non proprio ortodossi, sempre però utilizzati a fin di bene, ed in difesa di colpevoli che hanno infranto sì le leggi, ma per difendere i più deboli e sempre secondo giustizia.
Posso aggiungere che le vicende raccontate potevano essere condensate in un minor numero di pagine. Il romanzo infatti è di quasi cinquecento pagine, un po’ dispersivo, alternando la storia delle indagini a lunghi momenti descrittivi della vita privata del commissario Bordelli, dagli incontri galanti alle incursioni in vari ristoranti, dalle passeggiate per Firenze alle discussioni su argomenti letterari. Una cena con amici e colleghi occupa più di settanta pagine: ognuno dei commensali racconta esperienze di vita professionale, interessanti in sé ma avulse dalla trama narrativa principale.
Il commissario Franco Bordelli comunque, grazie all’abilità dell’autore, ha una sua precisa identità che emerge dal racconto: oltre alla tenacia ed all’abilità investigativa, spicca il suo amore per le buone letture (con una predilezione per Alba de Céspedes) e per la buona tavola, le belle donne e la sua amata Firenze.
Lo stile tende un po’ al prolisso, ma per chi ama conoscere a fondo i personaggi anche nei loro risvolti più comuni e banali, può essere piacevole ed appagante: basti dire che il grande Andrea Camilleri, caro amico dell’autore, amava molto il commissario Bordelli, accostandolo spesso al suo Montalbano. E questo basta e avanza per consigliare la lettura del romanzo di Marco Vichi.