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Tu sei il male
 
Tu sei il male 2020-05-13 15:02:16 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    13 Mag, 2020
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I volti del male

«Non so cosa mi prese. Certamente qualcosa che non provavo più da molti anni. Un minuto dopo ero in acqua. Il freddo mi toglieva il fiato, ma più nuotavo per scaldarmi più sentivo una gioia dimenticata, sfrontata, irresistibile, che si impadroniva di tutto il corpo.»

È il 1982. Roma è in subbuglio, a giocarsi la finale dei mondiali di calcio vi è l’Italia. L’attesa si taglia con mano, l’adrenalina è alle stelle. Lui, Michele Balistreri, trentaduenne, non ha proprio voglia di perdere tempo. Lo aspettano una partita a poker, alcol a volontà, sigarette e una donna con la quale trascorrere la serata e di cui qualche giorno dopo non avrebbe nemmeno ricordato il nome. Angelo, il suo migliore amico, cattolico praticante e al tempo fidanzato con Paola, lavora in un ambiente molto particolare, al servizio del Vaticano ma in una proprietà affittata a quest’ultimo da un ricco conte sostenitore di un ritorno alla monarchia. Balistreri ha un passato turbolento, violento, inquieto. Cresciuto in Libia, cacciatore in Africa, ex fascista, poi nei servizi come infiltrato quando quegli ideali che seguiva erano stati dai suoi stessi alleati stravolti e reinterpretati per poter sparare bombe anche su chi nulla aveva a che vedere con la lotta armata essendo un semplice cittadino, infine laureatosi in filosofia con ritardo e vincitore di un concorso per Commissari che lo vede adesso ricoprirne il ruolo, non ha proprio voglia di recarsi sul luogo di una presunta sparizione. Soprattutto se l’allarme scatta da due genitori anziani che non vedono ritornare a casa la loro bellissima figlia durante una serata in cui lei è sicuramente a divertirsi con qualche ragazzo fortunato. Tuttavia, la preoccupazione di questi non è priva di fondamento. Il suo nome è Elisa Sordi, ha appena diciotto anni, frequenta l’ultimo anno di ragioneria e il suo corpo viene brutalmente rinvenuto privo di vita pochi giorni dopo dalla finale, dilaniato da ferite, cosparso di segni di bruciatura di sigarette e di tagli, seviziato dai ratti e da chissà quale altro animale, sulle rive del Tevere. Balistreri inizia le ricerche, giunge anche a trovare un colpevole ma, alla fine, il castello costruito crolla e tutte le convinzioni con lui. Il caso resterà irrisolto.
Sono trascorsi venticinque anni. Siamo a cavallo tra il 2005 e il 2006 in un intermezzo apprendiamo della morte di una giovane donna, deceduta in una discarica dopo essere stata violentata da tre uomini che dichiarano di aver agito insieme e su comando di un altro uomo. Una lettera incisa. L’unica macchia sul curriculum impeccabile di Balistreri, adesso alla Sezione Speciale, che non crede alla ricostruzione proposta dai vertici per un semplice dato oggettivo: i colpevoli sono analfabeti, come avrebbero potuto scriver una lettera sul corpo della vittima? Poco dopo la scomparsa di un’altra donna inizialmente sottovalutata dalla polizia di zona perché prostituta. Al contempo misteriosi traffici di denaro ricollegati a una società di prestanomi i cui profitti si nascondono dietro ad un locale con signorine con le quali passare una serata diversa, scommesse, bische, slot e chi più ne ha più ne metta. Cosa si cela dietro la facciata? Che i vari casi siano in qualche modo collegati? Ma soprattutto, cosa porterà il funzionario a convincersi che vi possa essere un collegamento con i fatti del 1982?
Il Balistreri di oggi è inoltre molto diverso dal Balistreri di ieri. All’inizio dell’opera conosciamo un trentenne irruento, arrabbiato, frettoloso e refrattario al riconoscimento di qualunque autorità divina o terrena, lo ritroviamo riflessivo, meditabondo, depresso, malconcio a livello fisico a causa di anni di vita sregolata e incontrollata ma soprattutto lo ritroviamo vittima dei fantasmi del passato. Michele è costantemente ad autoinfliggersi per quegli anni che non è riuscito a lasciarsi alle spalle. Non è riuscito ad andare avanti, ha continuato a colpevolizzarsi, non è riuscito così a ricostruirsi una vita.
Da questi brevi assunti ha inizio “Tu sei il male”, opera prima di Roberto Costantini, autore che dimostra sin dal suo primo lavoro di essere un gran narratore e di riuscire a tenere le fila di molteplici trame con tanti burattinai. Il testo non è semplicemente un giallo. Al suo interno lo scrittore ricostruisce la vita di uomini e donne che vengono perfettamente caratterizzati, ci parla di tematiche sottese quali razzismo, ci mostra la quotidianità di un poliziotto che sovente è chiamato ad occuparsi di più indagini contemporaneamente, ma al tempo stesso ci invita a riflettere. Perché l’oggetto principale dell’elaborato è quello di interrogarsi e di interrogarci sul male in sé per sé, nelle sue forme più variegate, nelle sue tante sfumature. Perché la verità risiede in un’unica frase: chiunque può uccidere. Anche le persone più insospettabili. E questa constatazione, che può quasi sembrare una ovvietà, è invece il perno sul quale si fonda il titolo. Una rinnovata presa di coscienza che porterà il nostro eroe ad affrontare il nemico con una nuova consapevolezza. Ciò varrà anche per il lettore che, pagina dopo pagina, da un lato cercherà di risolvere il rompicapo e di risolvere il mistero, mentre dall’altro si interrogherà sulle profondità dell’animo umano, sulle sue ombre, sulla sua oscurità, su quegli angoli bui e nefasti che vengono relegati negli anfratti più lontani della mente e dell’animo perché ne abbiamo un timore primordiale.
Un libro che in una prima lettura si divora e in una seconda si assapora, un libro che conquista e trattiene tra le sue pagine, un libro che tiene bene per tutta la narrazione e che non delude le aspettative degli amanti del genere ma che è in grado di sorprendere anche chi non lo è. Un libro che vince per trama accattivante, stile rapido, ritmo ben cadenzato, enigma intrigante e personaggi solidi e tangibili con mano.

«Chi lotta con i mostri deve stare attento a non diventare lui stesso un mostro. Se tu scruterai a lungo un abisso, anche l’abisso scruterà te.»

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Commenti

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Entusiasmo contagioso il tuo, Maria.Mi hai molto interessato, anche se non amo particolarmente il genere. Poi tra due vittorie ai Mondiiali...
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Mian88
15 Mag, 2020
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Ciao Pierpaolo, grazie per le tue parole e per avermi letta. Questo libro è un rebus continuo ma la sua maggiore caratteristica è quella di riuscire a riportare alla luce l'Italia di Ieri e l'Italia degli anni 2000. Nelle indagini che si susseguono si evincono molteplici tematiche sulle quali riflettere e che portano il lettore ad interrogarsi anche sulla forza delle apparenze. Al tutto si aggiunge uno stile narrativo rapido e che avvince. Per me è stata una sorpresa, non rientra nemmeno tra i miei generi prediletti e di Costantini avevo soltanto un "precedente". Spero possa piacerti e che la lettura possa essere un gradevole momento di evasione :-)
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