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L’uomo che guarda
La primavera volteggia sulle punte, leggera come una ballerina, saltellando tra cappelli e balconi. Il vento del sud profuma di erba nuova e spuma di mare. Il sangue ricomincia a pulsare di tenerezza, odio e gelosia. Qualcuno, però, la primavera può solo sognarla, immaginarla, osservarla da lontano attraverso una finestra, perché per qualcuno l’esistenza si è ormai trasfigurata in uno spettacolo senza fine, eterna condanna a guardare gli altri. Vivere, o morire.
Intorno a noi c’è chi questa condizione l’ha scelta con tenacia, chi invece ci è finito, per disgrazia o per non avere saputo scegliere, forse. La straordinaria invenzione letteraria di Maurizio De Giovanni sta nell’aver dato vita a un protagonista rinchiuso proprio in una cella interiore, di solitudine e silenzio. Il commissario Ricciardi è capace di vedere ciò che nessuno vede, la disperazione di chi non c’è più, e per questo è incapace di vivere. Per lui un’unica missione, ascoltare la voce di morti che sembrano vivi, facendosi carico del loro dolore, e cercare una verità che rimetta in qualche modo a posto le cose. Per lui un unico sollievo, una finestra attraverso cui guardare la vita.
“In quella vita riflessa aveva imparato a vivere, lui che era prigioniero della propria maledizione”.
Nella gente che incontra, Ricciardi suscita disgusto e paura, perché nulla terrorizza più di ciò che non si è capaci di spiegare, come la cupezza, l’impenetrabilità, l’indifferenza, la diversità. Ma egli non è certo un folle o un reietto, il lettore lo sa bene. È invece un uomo dalla straordinaria sensibilità e intelligenza, da compatire per la sofferenza che lo soffoca ogni giorno, da sostenere nella sua febbrile ricerca di giustizia. E, attraverso un caleidoscopio di storie e cuori che animano la Napoli del 1931, ci chiede di osservare e capire le tante miserie e solitudini che ci circondano anche oggi. L’hanno detto in molti, lo dico anch’io, questo è molto più di un giallo, sono odori, colori, uomini, passioni.
“Sai che puoi togliere, soltanto, a uno che vive guardando dalla finestra? Lo sai che cosa?
La finestra, Raffaele. Gli puoi togliere la finestra.”