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Un sogno e la sua realizzazione
Bruno Morchio, dopo aver scritto numerosi testi con protagonista il suo investigatore di carta, Bacci Pagano, torna in libreria con Dove crollano i sogni. Un libro giallo, che non risponde però alle caratteristiche classiche del genere. C’è, infatti, un cadavere, ma l’investigazione non è condotta da un tecnico, un poliziotto o un investigatore o un giudice. C’è una voce narrante, la protagonista, appunto, che racconta una storia a dir poco inverosimile.
Siamo nella periferia genovese, alla Certosa, appunto, dove:
“il mare non si vede. Lì la gente tira a campare tra i capannoni dismessi della vecchia Genova operaia che ora non c’è più, all’ombra del grande ponte autostradale su cui si infrange ogni occasione di riscatto.”
Qui vive la diciassettenne Blondi o meglio Ramona, con la madre, infermiera in una casa di riposo. Una donna amareggiata dalla vita, che nei fine settimana si ubriaca, davanti ad un film, e vomita sul tappeto da pochi soldi. Ramona ha un fidanzato: Cris, il cui padre non fa che mangiarsi tutti i pochi soldi al video poker, e lui fuma erba in continuazione. Storie di vita dannate, segnate. Ma lei sogna un’evasione in un luogo meraviglioso: la Costa Rica.
“E’ il sogno di una vita nuova , la speranza di una rinascita e di un riscatto: quello si che ripaga.”
Per realizzarlo non esita a coinvolgere Cris in un progetto folle, per cui:
“il fatto che sia stata io a spingerlo ad uccidere, usando tutti i mezzi per vincere i suoi scrupoli, non lo ha portato a denunciarmi.”
Cris dovrebbe, infatti, uccidere lo zio ricco per impadronirsi così della sua eredità. Ma qualcosa va storto e il colpevole viene scoperto. E allora? Come fare? Lasciare il fidanzato maldestro alle sue sorti oppure che altro? Come riuscire ad impossessarsi comunque della ricca eredità e fare il tanto agognato salto di qualità?
Bruno Morchio ci conduce, con una prosa cruda e violenta, che non lascia spazio ai sentimenti, nei meandri di una società al limite, dove tutto è giustificato, anche il comportamento più abietto. Un libro la cui lettura è ambivalente: all’inizio addirittura infantile e poco realista, si riprende a metà percorso per rivelarsi inaspettata e curiosa. Non c’è innocenza o speranza alcuna nella trama elaborata con abilità dall’autore. Così come i personaggi pensati da Bruno Morchio sono al limite, bordeline ai massimi livelli. Un libro che sicuramente suscita emozioni contrastanti e vivide, che attrae e respinge al medesimo tempo. Una lettura che induce alla riflessione morale su di una società composta da individui disposti a tutto pur di realizzare quello che, a tutti gli effetti, nulla altro è che un sogno. Un romanzo discutibile nei contenuti, dall’architettura perfettamente elaborata che non concede serenità e che trascina lontano, in orizzonti perduti, il lettore disincantato.
Indicazioni utili
- sì
- no