Dettagli Recensione
Incertezze
«Aveva qualcosa di consolatorio l’idea di un mondo circoscritto alla cabina di un camion. Chiudere la portiera sui rumori, ritirarsi in quell’ambiente raccolto. Una fantasia infantile. Mi piaceva»
Una notte come tante, un viaggio di lavoro. Responsabile del settore alimentare conserviero della sua ditta, il protagonista di questa storia ideata da Andrea Vitali è in viaggio con due colleghi quando viene fermato da una non qualificata pattuglia che, capitanata da un uomo in baffetti, gli chiede di mostrare i documenti. Questi risultano scaduti da circa sei mesi. Viene prelevato per “un semplice controllo di routine”. Un luogo stranissimo, chiuso, ostile ma da cui riesce ad andarsene. Sicuramente sarà stato un sogno. Poi, di nuovo in viaggio per lavoro, una pattuglia – ancora – che lo ferma, la carta d’identità scomparsa. Dove si trova? Dove l’ha lasciata? Eppure la porta sempre con sé! Che il sogno non sia stato un sogno? Di nuovo la strana reclusione, l’interrogatorio affinché confessi il suo presunto reato, un reato che non ha commesso. Dov’è sua moglie? Perché non è al suo fianco? Quando potrà rivederla? È un incubo oppure è realtà?
È da questi brevi assunti che si snoda questo lungo racconto di un centinaio di pagine che si stacca dai luoghi del Bellano così cari al narratore. Un perfetto connubio tra surreale e reale capace di suscitare emozioni discordanti nel lettore che è incuriosito, a tratti angosciato da quanto accade ma soprattutto chiamato ad interrogarsi sui lati più oscuri della giustizia in Italia.
L’opera scorre rapida, si esaurisce in una serata, e si concentra sul tema della fragilità e precarietà della vita. Tuttavia, per quanto gli intenti siano preziosi, il testo arriva soltanto in parte in quanto non all’altezza dei precedenti lavori del romanziere ma soprattutto perché, per tutto l’arco del suo scorrere, la sensazione nel lettore è quella di un qualcosa di già visto o sentito a cui si somma una silenziosa ma martellante domanda sul senso del testo, sul dove il letterato voglia andare a parare.
Una lettura non indimenticabile e certamente non la migliore di Vitali.
«Illuminato dalle luci gialle delle gallerie, il mondo fa paura. Le gallerie stesse sono una paura che non cessa mai. Le gallerie sono infinite. Trattengono le voci, moltiplicano l’eco dei motori, nascondono le croci degli uomini che sono morti per scavarle. Il giallo è un colore malato. Dipinge a volte la nostra pelle e i campi arsi dalla siccità. Il giallo è un colore tossico. Forse l’uomo ha imparato dai vermi a scavare le gallerie»
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Devo dire che prima d’ora non ho letto nulla di Vitali fuorché questo, forse dovrei ampliare le mie conoscenze su questo autore.
Una postilla: leggendo la tua recensione di pochi giorni fa su “I baffi” mi è venuto in mente proprio questo libro... La certezza di un paio di baffi, svanita nel momento in cui si tagliano, la sicurezza della propria identità messa in discussione per un documento scaduto.