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Milano, i Navigli e il commissario
Luca Crovi, profondo conoscitore del genere giallo, dopo aver pubblicato L'ombra del campione, torna in libreria con L'ultima canzone del Naviglio. Protagonista indiscussa la città di Milano negli anni Venti e il commissario Carlo De Vincenzi, creatura presa a prestito da Augusto De Angelis.
Siamo a gennaio del 1929, il fascismo sta prendendo sempre più piede, e sta acquisendo un potere basato più sulla malvagità e l'intimidazione che altro, ed è ovvio che il clima in generale sia di paura e di sgomento. Ecco l'autore cerca di esprimere proprio questo, con una tecnica narrativa innovativa e di gran fascino. Infatti il libro è strutturato da tanti capitoli, ognuno dei quali descrive una storia che inizia e si conclude lì. Di per sè sono vicende che si autoconcludono, formando così un quadro illuminante costituito da tante piccole pennellate messe lì ad arte. Ne consegue una pletora di personaggi e di trame che si incastrano una nell'altra e che costituiscono nell'insieme un unicum di grande spessore narrativo. C è il maestro Arturo Toscanini che pur intimidito dalle brutali camicie nere continua a rifiutarsi di suonare l'inno nazionale, c'è il Generale Inverno che con una malia speciale paralizza la città milanese e non solo:
"Il Generale Inverno sferzava con la sua frusta il territorio che aveva invaso."
Su tutti gli argomenti svetta la personalità del "commissario poeta" De Vincenzi, un signore a tutti gli effetti, trasportato in una realtà in continua evoluzione e peggioramento.
I racconti descrivono con il fascino indiscusso del tempo che fu, differente dall'attuale, ma qui descritta con precisione e sapienza di chi conosce a menadito l'argomento. Una bella lettura che nel bene come nel male, trasporta in altri tempi, conducendo per mano il lettore in una trama di grande spessore narrativo, che colpisce e che si ricorda nel tempo.