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Sara
Un pc, una serie di messaggi in chat, una conoscenza che sembra diventare sempre più profonda, con confidenze sempre più intime e private e con uno schermo a far da divisore, un appuntamento. Perché la voglia di conoscersi dal vivo, di andare oltre la tastiera è sempre più forte. Lei si chiama Sara e di lavoro è una educatrice mentre nel tempo libero è volontaria alla Casa delle donne. È una ragazza dal carattere volitivo e determinato; è coraggiosa, brillante, curiosa. Accetta di incontrarlo, lui che ha mani lunghe, abbronzate e curate, lui che non teme il giudizio, lui che non teme la vergogna e non conosce il senso del pudore, lui con cui sta chattando da quattro mesi e che non è un maniaco perché se così fosse certamente si sarebbe già scocciato di quel giochino, in quel piazzale antistante al monastero di San Michele in Bosco. Da quel momento di Sara si perde ogni traccia. Piero Nadalini, suo amico trentenne ed ex tossico, salvato proprio dalla giovane da perpetrati atti di autolesionismo manifestatosi in una moltitudine variegata di modi, vede venir meno il suo unico punto fermo. Spinto da Ada decide di rivolgersi a Trebbi perché egli è l’unico che può ritrovarla, che può trovare il capo di questa così intricata matassa. Ma per convincerlo deve prima di tutto superare la barriera di ostilità di quest’ultimo ancora astioso per l’abbandono di sua figlia Irene da parte di costui, anni prima, davanti al pronto soccorso quando più di aiuto esso aveva bisogno.
Decisosi ad indagare per mero senso del dovere e della giustizia, Trebbi si renderà ben presto conto che il modus operandi del maniaco ha avuto anche altre vittime, tutte scomparse a Bologna nel medesimo modo. L’indagine lo porterà ad affrontare l’oscurità del mondo digitale, un mondo fatto di violenza e sopraffazione, di uomini che odiano le donne, di uomini senza scrupolo e pronti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo.
Quello delineato da Massimo Fagnoni, dottore di filosofia da anni impiegato nella polizia municipale di Bologna anche quale operatore dei servizi sociali e psichiatrici comunali, è un noir perfettamente orchestrato e caratterizzato da una trama articolata e solida, una trama priva di sbavature che conquista e avvince pagina dopo pagina.
La grande maestria dell’autore risiede anche nel suo sapersi destreggiare tra realtà e finzione riuscendo a toccare tematiche sottese, quali la violenza all’universo femminile, la dark net, l’evoluzione della nostra società in tutte le sue dinamiche più cupe e sottese.
Un giallo dai ritmi serrati che colpisce per solidità del narrato e per contenuti che sanno invitare alla riflessione il lettore.
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Commenti
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Brava Mian. Complimenti. Bella recensione.
Adoro i gialli Frilli, ne ho la casa piena e non mi stancano mai....
ciao