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Alla ricerca dell'assassino
«Quando era iniziata questa inquietudine, così inconsueta per un uomo come lui? Era in grado di determinare il giorno, l’ora, il minuto in cui per la prima volta l’aveva percepita? No, non lo era. Si trattava di una specie di tarlo entratogli dentro di soppiatto, senza che lui se ne avvedesse, che poi era cresciuto, piano piano, notte dopo notte; Enea si svegliava all’improvviso e si sollevava sul letto, gli occhi spalancati, ad ascoltare i rumori del buio, poi tornava a coricarsi, senza riuscire a trovare una posizione adatta per riaddormentarsi.»
Ore sei e trenta del mattino. Una telefonata da parte di Ceolin. Gugliaro, Vittorio Gugliaro è nei guai. Lo hanno trovato nel boschetto di Rogoredo privo di sensi e gravemente ferito. A pochi passi di distanza, un morto. Un uomo anziano, ucciso da due colpi d’arma da fuoco probabilmente provenienti proprio dall’arma dell’agente privo di coscienza. I risultati del tampone ancora non ci sono, ma il sospetto di una sua colpevolezza è forte. Basti pensare al suo passato turbolento, un passato fatto di droga essendo stato un eroinomane che si è ripulito in un centro di disintossicazione e che, sembrava, non aver più toccato alcuna sostanza stupefacente in questi successivi venti anni. Chi è il morto? L’assassinato altro non è che Enea Bentivoglio, titolare di una ditta di riciclo di rifiuti e compagno della giovane Gloria Borghi.
Un gioco di potere tra commissariato di polizia e carabinieri. Eh sì, perché le indagini vengono attribuite a Francesco Calabrese, capitano di questi ultimi che non cela di aver già trovato il suo omicida. Il rischio di una vendetta per i fatti di “Notturno Metropolitano” in cui proprio l’Arma dei carabinieri era stata coinvolta è concreto. Da questi brevi assunti avrà luogo un’indagine parallela che vedrà Ferrazza e Ceolin, insieme a Romano Montanari, ex carabiniere e ora detective, e a Igino “Joe” Callegari, maresciallo dei carabinieri, ricercare quella verità atta a smascherare il vero assassino e a scagionare Vittorio. Chi ha davvero ucciso Enea? E perché?
Tra traffico illecito di rifiuti e di stupefacenti a livello internazionale in cui sono coinvolti il boss della ‘ndrangheta Manilo Tripodi e una misteriosa donna russa, Julia Litvinova, una vecchia conoscenza di Bentivoglio approdata in Italia con il figlio Ivan, ha inizio un’indagine serrata e complessa, fatta di tanti colpi di scena e dove niente è come appare.
Con “Milano Rovente” Alessandro Bastasi conferma la sua capacità con un poliziesco che avvince per l’inchiesta intessuta e per ritmo narrativo. Il testo è di facile lettura, non particolarmente impegnativo ed è avvalorato da uno stile rapido, diretto e non prolisso. L’opera può essere letta anche senza rispettare l’ordine preciso della narrazione. Adatto agli amanti del genere e non.