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Una luna di miele con il peso di piombo
Luna di miele sarebbe un’ordinaria storia di un triangolo amoroso sfociato in uxoricidio (”Disaccordo sessuale, Eva, i soldi rubati. Lena era rimasta ancorata a quelle tre radici del suo livore sotterraneo”) se Giorgio Scerbanenco, il maestro del noir, non innestasse sulla storia i tormenti di un prete, Don Paolo – confidente dei tre, narratore (“Vi era il dolore degli istinti che più sono appagati e più sono insaziati e tormentano”), ombra dolente che insegue i complici di un delitto nell’albergo ove consumano la loro scellerata Luna di miele (“Una luna di miele in cui dovevano trascinare a ogni passo, come me nel sogno, il peso di piombo del cadavere di Lena”).
I romanzi di Scerbanenco hanno grazia narrativa che preserva il noir dalla degenerazione e architettura armoniosa nel costruire un parallelo tra fatti raccontati e profilo psicologico.
Giudizio finale-citazione: “Rimpiango una cosa sola, il mio viaggio di nozze. Nella vita c’è solo un sogno che si realizza, quello.” (Guy de Maupassant).
Bruno Elpis
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