Dettagli Recensione
Questa non è la città della luce
Con questo romanzo Gigi Paoli ci propone una nuova avventura del suo alter-ego letterario, il giornalista Carlo Alberto Marchi.
L’autore plasma il suo protagonista attingendo a piene mani dal proprio vissuto ed è questo, a mio avviso, che rende i suoi romanzi così piacevoli, veri e ricchi di umanità. Entrambi sono fiorentini, padri single di una figlia e, soprattutto, cronisti di giudiziaria, innamorati del proprio lavoro. Anche quando è luglio, l’aria è irrespirabile e la camicia ti si incolla alla pelle mentre sei costretto a vagare per la città tra redazione, uffici e palazzo di giustizia, a cacciare informazioni e intessere relazioni. Anche quando hai la sensazione che il lavoro si stia gonfiando come una bolla fino a occupare ogni spazio della tua esistenza. Anche quando l’eccitazione febbrile di avere tra le mani una storia può trasformarsi nella sorda frustrazione di non poterla raccontare. Perché fare il giornalista, per loro, è ben più di un mestiere.
“Facevo il giornalista, sì. Facevo il babbo, anche e soprattutto. Ma il tempo che mi restava per fare Carlo Alberto Marchi era davvero poco, pochissimo. E forse un giorno l’avrei rimpianto.”
La scrittura è semplice, diretta e spumeggiante, caratterizzata da una buona dose di ironia e da un ritmo davvero incalzante. Fresca e originale la prospettiva, che intreccia, oltre al punto di vista del nostro anti-eroe della carta stampata, anche quello dei magistrati e della polizia, cercando di restituire una visione più realistica del processo di indagine. Inedita e affascinante poi l’ambientazione, in una Firenze a tinte fosche, piena di ombre e misteri irrisolti, di specchi e doppifondi. Una città dove niente è come appare.
E se l’apparenza ha le sembianze di un banale incidente stradale come tanti, causato ad un ciclista da un'auto pirata, la realtà prende la forma di una matrioska infinita che racchiude un’importante società americana leader nel capo delle biotecnologie, un boss della malavita ucraina, una misteriosa villa dalle finestre murate e persino la diplomazia internazionale. Una trama davvero corposa, densa di eventi, personaggi, ipotesi e incastri. Nonostante gli elementi abbondino, essi sono annodati in maniera fluente e avvincente, per un romanzo che si legge tutto d’un fiato, in cui una Firenze notturna e decadente, ancorata ai fasti di un lontano passato, si fa simbolo di un’Italia intera in crisi di valori e prospettive.
“Firenze non era una città buona, non lo era mai stata. Firenze era la città degli intrighi e dei misteri, degli eccessi e dell'ingordigia, dei complotti e delle vendette, di Machiavelli e di Savonarola, del Mostro dei giornali e dei tanti omicidi irrisolti”.