Dettagli Recensione
Quel che conta davvero
“Con tanto affetto, ti ammazzerò” questa dedica che ne costituisce il titolo sembra indicare, con tutta evidenza, a prima vista, un libro comico, solo un giallo “buono”, divertente, come a dire un allegro e scherzoso romanzo leggero, tipico delle letture estive sotto l’ombrellone, nulla di profondo e di impegnativo.
Niente di più sbagliato: questo dello scrittore napoletano Pino Imperatore è sì un libro che suscita più di un sorriso e qualche sana e schietta risata, ma non solo, a mio modesto parere, è ancor di più, è qualcosa di più sottile, intenso e significativo, direi una vera e propria metafora dei sentimenti umani.
Ambientato naturalmente a Napoli, nella città che del sentimento in tutte le sue sfaccettature, dal tragico al comico al grottesco, è la capitale morale ed un campione altamente rappresentativo, in estrema sintesi la storia si snoda ponendo a confronto gruppi di personaggi contrapposti sotto ogni profilo, ciascuno a sé stante, che rappresentano gli antipodi dell’umana avventura del vivere.
Facciamo subito conoscenza, per esempio, con la ricchissima e aristocratica famiglia dei De Flavis, diretta con piglio energico dall’anziana baronessa Elena, generosa filantropa e costante finanziatrice di svariate e numerose attività benefiche a favore dei più poveri e derelitti della città, supportata per indole e sentimenti dalla sodale nipote Naomi, a cui fanno da contraltare i tre figlioli della baronessa, tre brutte persone, pusillanimi, negative, quanto di più deleterio possa partorire la progenie umana in fatto di egoismo e pura cattiveria. Sono figli degeneri, aberrazioni genetiche dell’anziana genitrice, autentici parassiti che sprecano la loro miserabile esistenza vivendo dissolutamente e sfacciatamente, senza pudore e senza vergogna, alle spalle della ricca madre, non solo, auspicandone addirittura la fine prematura al fine di impossessarsi dell’eredità prima che l’anziana genitrice dilapidi, scioccamente a loro parere, ulteriori somme a favore dei miserabili diseredati che assiste.
Ancora, fa da contraltare a questo nido di cattiverie un altro gruppo eterogeneo e per nulla inverosimile di agenti di polizia in servizio in un commissariato di polizia, i quali ben volentieri sono di fatto supportati, magari anche solo moralmente, nelle loro fatiche, dall’ intera famiglia allargata, pets compresi, dei proprietari della Trattoria Parthenope, dove gli agenti suddetti consumano la loro pausa pranzo e che è diventata in pratica una succursale del commissariato stesso, data la schietta commistione e simbiosi creatasi tra agenti e ristoratori, assai più che amici e sodali confidenti.
Giacché l’elemento comune che accomuna i personaggi di questo gruppo di sodali investigatori istituzionali e no, è la condivisione dei normali buoni sentimenti, la solidarietà, la condivisione, la banale bontà quotidiana frammista al semplice buon senso del padre di famiglia.
Il romanzo di Pino Imperatore, quindi, pone in essere l’eterno conflitto tra bene e male, tra l’egoismo e l’altruismo, l’avidità e la solidarietà, la grettezza e la condivisione.
Lo fa in maniera paradossale, e perciò comica, strappa il sorriso, ma fa anche riflettere, è un riso amaro, alla Eduardo, per intenderci. Fatti i dovuti confronti, così come Eduardo De Filippo faceva sorridere ma anche indignare con la messa in scena dei drammi quotidiani del suo popolo, così Pino imperatore ci fa ridere...e anche un po' storcere la bocca. Poiché, come egli stesso racconta nella post-fazione, il senso ultimo della sua opera è la sua raggiunta consapevolezza che si giunge ad una età in cui ci si accorge che glia anni già vissuti hanno superato di gran lunga quelli ancora da vivere.
Tempo di bilanci, dunque, tempo in cui tutte le grettezze umane si spogliano della loro futile importanza e si sente il bisogno di concentrarsi sulle cose essenziali della vita, per esempio gli affetti.
Quegli stessi che, magari, quando estremizzati, ti farebbero volentieri ammazzare chi ti suscita disappunto.
Ma non ne vale la pena, appunto, meglio concentrarsi solo sugli affetti: questo è quanto, in sintesi, con gradevole sincerità, ci dice Pino imperatore.