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LA CERTEZZA DEL DUBBIO
Premetto che non è stato semplice da parte mia scrivere questa recensione, dopo aver letto l’ultima pagina il mio primo pensiero è stato quello di trovare le parole adatte senza cadere nel banale, cercando di esprimere la mia opinione e di coglierne il giusto significato. Per quanto mi riguarda questo non è un libro semplice da descrivere e non mi riferisco al volume – sono 111 pagine – bensì al contenuto, il quale può dar luogo alle più svariate interpretazioni oppure lasciare il lettore con l’amaro in bocca ed un grosso punto di domanda.
Partiamo dal protagonista della vicenda: un uomo realizzato sul lavoro e negli affetti, premuroso in famiglia e cinico negli affari, un uomo qualunque con una vita ordinaria, metodico e attento; un uomo che non ha nome. Nessuno ha un nome, perlopiù ha un soprannome oppure un aggettivo a definizione del personaggio: il baffetto, il miope, l’uomo in divisa, il funzionario.
Anche i luoghi sono astratti, oserei dire al limite dell’onirico: potremmo essere ovunque ed in nessun posto allo stesso tempo.
Accade che una sera il nostro uomo è in auto con un paio di colleghi di ritorno da una lunga giornata di lavoro dove ha concluso affari più che soddisfacenti; una sosta in autogrill è d’obbligo per bere un caffè e fumare una sigaretta sgranchendosi le gambe. Distrattamente parcheggiano nel posto dedicato ai disabili, tuttavia lo spiazzo è semivuoto e pertanto non lo reputano un problema. Il caffè del nostro uomo è stato appena poggiato sul bancone quando, tra camionisti assonati e sotto lo sguardo indifferente delle ragazze del bar, nel locale irrompe il baffetto domandando di chi fosse l’auto in sosta nel parcheggio riservato; si sussegue un breve scambio di battute al termine del quale il curioso personaggio chiede i documenti d’identità ai tre malcapitati. Ed ecco che il nostro uomo, così preciso e così affidabile, si rende conto che il suo documento è irrimediabilmente scaduto da mesi e questa leggerezza, questa piccola dimenticanza, lo risucchia in una spirale di situazioni assurde al limite del grottesco.
E qui nasce la mia difficoltà nel darvi il mio parere su questo libro; la narrazione è in costante bilico su “frame” che abbandonano il lettore al costante dubbio “sogno o son desto?”, il nastro si riavvolge e poi riparte allo stesso punto, quella giornata e quella serata si ripetono in un loop confuso tramutandosi nella trama stessa, un cerchio infinito che pare non voglia chiudersi mai. Il protagonista perde la lucidità e il controllo sulla sua esistenza e tutto ruota attorno a quel “semplice controllo” scaturito da una sciocca distrazione quale può essere non rinnovare tempestivamente il proprio documento d’identità.
Quel che non so dirvi, non del tutto onestamente, è il mio parere su quanto questo libro possa essere geniale quanto il contrario, forse non sono stata brava a cogliere ogni più sottile sfumatura seminata volutamente qua e là fra le pagine o più semplicemente non ce ne sono, magari in futuro capiterà che qualcuno di voi lo legga e ne scriva il suo personale ed appropriato punto di vista, per il momento l’unica certezza è che mi aspettavo qualcosa di più, quel colpo di scena mai arrivato o quella svolta inaspettata a dare il giusto sapore ad una storia altrimenti un poco insipida, che sa tanto di insalata mista senza condimento.
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Ottima recensione come sempre...