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"Il tempo non è un'entità comprensibile".
E’ sempre piacevole leggere Gianrico Carofiglio. Accanto alle vicende che narra, quasi sempre giudiziarie, dispensa pillole di saggezza, citazioni dotte, riflessioni che inducono il lettore a meditare su aspetti della vita che sembrano ovvii ma che, pensandoci bene, non lo sono perché mascherano o nascondono del tutto verità spesso amare. Sono citati ad esempio i cosiddetti “tunnel cognitivi”, ben noti a chi si occupa di questioni legali e che consistono nel considerare acquisiti e certi fatti o nozioni che potrebbero avere altre interpretazioni che non si vogliono assolutamente prendere in considerazione. Il tema fondamentale del romanzo è il tempo, una “entità incomprensibile” afferma l’autore, che scorre e che può cambiare la vita di tutti, che può cancellare ricordi che sembravano indelebili o improvvisamente far rivivere situazioni e suscitare rimpianti e nostalgie. Naturalmente c’è una donna di mezzo, Lorenza, che il protagonista, l’avvocato Guido Guerrieri ( alter ego dell’autore) conosce in gioventù appena laureato, ragazzo timido e impacciato alle prese con una lei disinvolta, disinibita: una storia d’amore concitata, una vacanza in un’isola da sogno, un abbandono rapido e inspiegabile. Passano decenni, Guerrieri è un rinomato avvocato, incontra di nuovo Lorenza che lo scongiura di assumere la difesa del figlio, un piccolo spacciatore in prigione per omicidio. L’avvocato accetta, l’arringa di difesa non ottiene l’effetto desiderato. La condanna è confermata ma un colpo di scena a distanza di anni metterà le cose a posto. Lorenza ,dopo anni e anni, mostra i segni del tempo: si arrangia con lavori precari, è una figura scialba, ingrigita, dimagrita, non è più la donna che ha fatto sognare e ingelosire l’avvocato, che ora è più maturo, distaccato, quasi senza rimpianti. Il tempo ha inesorabilmente cancellato ricordi e nostalgie, proprio quel tempo, scrive Carofiglio, che scorre lento in gioventù, pieno di avvenimenti e di novità, e che appare invece passare più velocemente nella vecchiaia, monotona, i giorni sempre uguali, una via che si restringe poco a poco in un sentiero senza sbocchi. Il tempo, conclude l’autore, se non possiamo sprecarlo o programmarlo, è solo qualcosa che va grosso modo in una direzione la cui destinazione finale è nota. Lo stile di Carofiglio è impeccabile come al solito, solo qualche lungaggine, ai fini della narrazione ovviamente, nella requisitoria del pubblico ministero al processo e nell’arringa dell’avvocato difensore, ricche di termini ben noti probabilmente solo agli addetti ai lavori. Comunque un ottimo romanzo, che, oltre all’interesse per la vicenda raccontata, fa riflettere sulla caducità della vita e del tempo e sull’essenza della verità. Sì, perché Carofiglio inserisce nel romanzo anche questa bellissima definizione della verità, tratta da una frase di Elias Canetti : “La verità è un mare di fili d’erba che si piegano al vento, vuol essere sentita come movimento. E’ una roccia solo per chi non la sente e non la respira”.