Dettagli Recensione
Coinvolgente e, in certi tratti, esilarante
Pino Imperatore mi ha ispirato subito simpatia. Certo, c'è da dire che uno scrittore che fa dell'umorismo il suo cardine e che fallisca in questo fondamentale non varrebbe poi molto. Beh, partiamo dal presupposto che oggi non è poi così scontato che chi debba far ridere effettivamente ci riesca. Pino Imperatore ha tuttavia qualcosa in più: quella napoletanità genuina che dalla sua penna emerge in maniera evidentissima. Umorismo colorito, vivacità, amore viscerale verso la propria terra e l'autoironia necessaria per ridere degli stereotipi che a Napoli vengono affibiati ogni giorno. Da napoletano l'ho apprezzato molto.
La storia di base, che alla fine è un giallo piuttosto ordinario, si colora di personaggi super-simpatici, divertenti, che si rendono protagonisti di siparietti divertentissimi, che servono a stemperare il clima di tensione che un giallo necessita per chiamarsi tale. Faremo la conoscenza del nostro protagonista, l'ispettore Scapece: poliziotto Dongiovanni che le stende tutte con la sua avvenenza e intelligenza; del commissario Improta che col suo ispettore crea una coppia riuscitissima; della variegata famiglia Vitiello, proprietaria della trattoria Parthenope in cui Scapece ama trattenersi per un lauto pasto ma anche per godersi con la bella figlia di uno dei proprietari. Una famiglia variegata ed esilarante (soprattutto nonno Ciccio e il cane: Zorro) che darà il suo ufficioso contributo alle indagini di Scapece, che in “Con tanto affetto ti ammazzerò” si concentrano sulla scomparsa di una nobile napoletana.
La storia ha inizio durante i festeggiamenti del novantesimo compleanno della baronessa Elena De Flavis, in villa Roccaromana a Posillipo. Nel bel mezzo della festa tutti sembrano diventare preda di malori e svenimenti. Nel caos che ne consegue, la baronessa e il suo maggiordomo spariscono misteriosamente. Scapece e Improta, presenti alla festa come semplici ospiti, si troveranno anche in quel caso a vestire i panni dei poliziotti, per scoprire che fine ha fatto la De Flavis.
Tra momenti di pura investigazione e scene scritte appositamente per stemperare e divertire il lettore, saremo spettatori della risoluzione di un caso che alla fine ci porrà di fronte a un vero dilemma morale, spingendoci a interrogarci su cosa è giusto e cosa non lo è, così come lo faranno i nostri protagonisti.
"Io ho quasi sempre vissuto qui, fin dalla nascita. Questa residenza è stata la mia culla e il mio fortino; mi ha protetta, mi ha allietata, mi ha tenuto al riparo dalle tempeste della vita. Ora però è venuto il momento di tirare i remi in barca; gli anni dell'ardore sono lontani. È cosa saggia riposarsi, quando la debolezza si fa onerosa e i ricordi sono fuor di misura. Essere vecchi è un brutto mestiere."
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Commenti
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Ordina
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sì, assolutamente. Nel mezzo di tutte le letture complicate che, almeno io, sono abituato a fare, qualche risata non può fare che bene.
Vale.
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Bravo Valerio.
ciao