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Come raccontare la storia oggi
La letteratura, si sa, è espressione di un’epoca, ne interpreta le tensioni, le contraddizioni, le aspirazioni sociali e politiche. Il romanzo, con la sua prosa, ora semplice, ora complessa, è stata ed è la forma più idonea a raggiungere un vasto pubblico. Tra tutte le forme di romanzo, quella che oggi torna ad essere al centro dell’interesse dei lettori è il romanzo storico. Certamente cambia la narrazione se si considerano le origini del genere, dai tempi di Walter Scott o di Stendhal o anche di Alessandro Manzoni. In quei casi ci troviamo di fronte a periodi storici ben documentati sullo sfondo dei quali si muovono personaggi del tutto fittizi. Il mutare dei tempi, una realtà complessa e inquietante, fatta spesso di violenza e disincanto hanno prodotto un nuovo genere di romanzo storico che può senz’altro definirsi romanzo-documento. Certamente non si può negare l’insegnamento del passato, ma oggi si sente l’esigenza di far muovere sulla scena personaggi realmente esistiti, sia pure a volte celati dietro maschere, unicamente per motivi di rispettosa opportunità. Nascono così opere come “M, il figlio del secolo” di Scurati, documentatissimo romanzo sull’ascesa di Mussolini, o anche “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci, la storia vera della famiglia Florio. È con questa esigenza di realismo che si muove anche Antonio Iovane, che ricostruisce, dando spazio alla fantasia solo quel tanto necessario a soddisfare il legittimo istinto creativo dell’artista, uno dei periodi più bui della storia italiana, dalla strage di piazza Fontana al rapimento Dozier.
Ciò che è interessante, in questo libro, è che il lettore ha la possibilità di muoversi insieme ai personaggi, ponendosi dal loro punto di vista di fronte agli eventi narrati. Con equilibrio e mai con faziosità Iovane rappresenta le illusioni e le disillusioni di un gruppo di giovani fanatici di un’ideologia degenerata in azioni disumane e aberranti, così come rappresenta le contraddizioni esistenti nel mondo dell’informazione, della politica, delle forze dell’ordine. Un mondo dove tutti sono buoni e cattivi, dove l’uomo riesce forse solo nel suo incoffessabile intimo ad ammettere la verità su se stesso.
Un accenno doveroso si deve alla copertina, che rispecchia il contenuto del libro: un’immagine, che con una certa audacia si potrebbe definire “cubista”, rappresenta un volto umano scomposto. È questa la condizione dell’uomo contemporaneo, dell’uomo in assoluto, alla ricerca di una ricomposta unitarietà del proprio essere. Un’immagine che non si riferisce solo al protagonista, dunque, ma a ogni personaggio del libro, espressione della nostra tormentata epoca.
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