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L'inverno dell'anima
Un'opera prima che non può passare inosservata, quella con cui lo scrittore veronese Filippo Tapparelli ha esordito all'inizio dell'anno. Romanzo fortemente introspettivo fin dalle primissime righe, “L'inverno di Giona” narra la storia del giovane protagonista, che già dal titolo impariamo a chiamare appunto Giona, con toni d'intensa drammaticità seguendo sentieri sospesi tra l'onirico e il reale.
Ma si è certi che il nome del personaggio principale, quel ragazzino stretto al suo logoro maglione rosso pieno di rammendi e alla mercé di un nonno a dir poco dispotico, sia esattamente quello di Giona? E il paese che fa d'ambientazione alla vicenda è reale o si rivela invece un luogo dove il tempo s'è fermato e i ricordi, come pensieri sfuggenti e inafferrabili, non esistono?
“È un luogo dove le radici delle case affiorano dalla strada proprio come le rocce che spuntano dai prati più in alto. Guardando attentamente, si ha l’impressione che le montagne siano sprofondate facendo emergere i muri di pietra, e che le persone che lo abitano portino scolpite sul volto le stesse crepe che segnano le abitazioni. […] Il paese respira con i tempi della pietra e non accetta il nuovo. Sembra immobile invece si sposta nella sua stessa ombra.”
Attraverso una prosa particolarmente scorrevole ma anche di grande profondità, la penna dell'autore ha dato vita a una trama che soltanto nella sua parte conclusiva svelerà una realtà dolorosamente diversa da quella percepita in un primo momento, fino a un epilogo sorprendente e del tutto inatteso. Solo allora si comprenderà in quale “inverno” è purtroppo precipitato il cuore del ragazzo protagonista, stagione dell'anima dall'infanzia irrimediabilmente perduta.
“«Sono libero» dice a se stesso e a quella voce che l’ha sempre accompagnato dal giorno in cui la sua infanzia è finita all’improvviso, davanti alla porta di una stanza da letto dove la disperazione aveva travolto ogni speranza di futuro.”
Ho intrapreso questa lettura su appassionato suggerimento di un'amica lettrice , che dunque ringrazio di cuore, e la consiglio a mia volta! Ottima qualità di scrittura e stile narrativo coinvolgente.
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Commenti
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Hai ragione anche tu: a volte si incontrano forti delusioni, così come con autori già affermati.
Anche se tendenzialmente la penso come Emilio, preferendo cioè i "classici", quei libri di decenni e decenni fa che continuano ancora a parlarci (molti classici non ci parlano più per cui non sono più "classici " secondo me), tuttavia mi fermo a pensare. I classici non erano altro che libri che avevano riscosso successi e critiche in quella determinata epoca e quindi I libri contemporanei saranno I CLASSICI DEL FUTURO. A questo punto il mio interesse vira verso queste sponde meravigliose della narrativa contemporanea e scopro autori giovanissimi come il nostro Daniele Sannipoli pieno di talento, Balzano e...non mi farò mancare questo nuovo autore.
Scusa il trattato, buone letture e buon tutto, Laura
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