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Rose rosse per te...
Gelsomina Settembre, detta Mina, ha quarantadue anni, è assistente sociale, separata dal marito e vive ancora nella cameretta di quando era ragazzina. Il matrimonio fallito alle spalle, una passione sociale che ha fortemente voluto diventasse una professione seppur consapevole che mai le avrebbe garantito successo lavorativo e una vera indipendenza economica, e una madre, il Problema n. 1, di nome Concetta, sono un po’ la sintesi della sua vita. Portatrice di un meraviglioso davanzale che non si rassegna alla quinta misura di reggiseno contenitivo all’interno del quale cerca di contenerlo da quando ha sedici anni e di un temperamento deciso e risoluto, la donna si occupa di casi eterogenei e borderline all’interno del consultorio situato in un fatiscente palazzo alla fine di un fatiscente vicolo, con un paio di fatiscenti negozi al piano terra e una fatiscente guardiola che avrebbe, nelle ipotesi, dovuto ospitare un fatiscente portinaio, in quel di Napoli insieme al nuovo e avvenente ginecologo, e per questo super pericolosissimo, Domenico Gambarella, detto Mimmo, e bello come Robert Redford, dal fascino involontario, una fidanzata medico oltre frontiere (con cui non ha il coraggio di troncare perché abituato a rispettare gli impegni presi con massima serietà) e una volontà spesso frustrata. Le giornate (GdM) si susseguono nella più totale ordinarietà, con le solite pazienti abituali e le solite beghe, quando in una mattinata come tante ecco palesarsi la piccola Flor, di anni undici e con una certezza: “sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre”.
Ofelia Ramirez, madre di Flor Caputo, figlia di Alfondo Caputo, di origini peruviane, vive in vico Albanesi n. 50, al secondo piano ed è vittima delle prepotenze di quell’uomo invischiato in affari di dubbia legalità. La bambina, stanca di assistere inerme alla situazione, cerca aiuto nell’unico luogo in cui sa che nessuno verrà mai a cercarle o ad avere dei sospetti.
Da qui ha inizio la nuova appassionante avventura narrata da De Giovanni, un racconto dove si susseguiranno molteplici avvenimenti che vedranno da un lato affrontare la tematica del maltrattamento familiare e della violenza fisica e psicologica sui congiunti e dall’altro la risoluzione, da parte dell’ex marito dell’assistente sociale, Claudio, di una serie di misteriosi omicidi aventi tutti quali denominatore comune la presenza di dodici rose rosse recapitate al destinatario di turno in un lasso di tempo variabile ma in modo consecutivo. I due casi, magistralmente e in pieno stile dell’autore, finiranno con l’intrecciarsi in un finale ben strutturato che tiene bene le fila del narrato.
Il risultato è quello di un componimento davvero piacevole, un componimento che si divora e che fa venire voglia di leggere ancora e ancora delle avventure di Mina. Onestamente avevo ravvisato un calo nelle opere del napoletano e dopo la chiusura delle avventure di Ricciardi ero tentata di rallentare con i suoi scritti. “Dodici rose a settembre” mi è arrivato tra le mani per caso ma sono proprio felice di averlo letto e lo consiglio con piacere.
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Forse deve impratichirsi su alcuni meccanismi della comicità letteraria e migliorare alcuni tempi, ma già adesso mi sembra che le storie filino piuttosto bene.
Non mi meraviglierei se da questo romanzo scaturise pure una serie autonoma dedicata ai battibecchi tra il dott. De Carolis e il Maresciallo.
Il personaggio di Mina è delizioso e, a questo punto, ti consiglio di cercare anche i due raccontini che hanno preceduto il romanzo: sono deliziosi. Sono in due collane Sellerio, ma si trovano pure in autonomi "volumetti" in formato e-book.
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sai che da appassionata di gialli quale sono, me lo sono immediatamente procurato? lo sto leggendo, purtroppo non mi piace un gran che. finora.... Non so, forse è un periodo in cui dissacro i libri, ma questo qui proprio fatico a finirlo. La protagonista leggera, di scarso spessore narrativo rispetto ad un Ricciardi ci perde totalmente. La storia che non ho ancora terminato, ma sono a metà della narrazione, intriga poco .... Non so. forse è colpa mia, e del mio rapportarmi a loro.. Grazie. buon pomeriggio. Ornella