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Non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
Luca Corbo, giovane promessa del calcio, sta per tirare il rigore decisivo, quello che determinerà la vittoria al torneo. Sugli spalti la famiglia, genitori separati ma uniti nell’incoraggiarlo e sostenerlo. In campo l’altra famiglia, quei compagni di squadra che per lui sono anche amici e alleati, sono tutto.
Per tirare serve coraggio, fiducia, sicurezza. Luca vincerà la partita, ma la mattina dopo per lui inizierà una partita ben diversa da giocare. Una ragazza col viso devastato lo accusa di averla stuprata e picchiata.
È la voce di Dario Corbo a narrarci questa partita in una dolorosa e sincera lettera rivolta proprio al figlio Luca. Racconta di un padre che difende a spada tratta il figlio, anche muovendosi pericolosamente lungo il sottile confine tra giusto e sbagliato, anche portando avanti una propria indagine sottotraccia, perché una famiglia non può che fare così, riunirsi intorno al dolore. Ma racconta anche i dubbi di fonte alle bugie e alle omissioni di un figlio che innegabilmente non sta dicendo tutto, un figlio che sul campo ostenta coraggio e sicurezza, ma che si rivela fragile e immaturo, incapace di sopportare il peso della verità, qualunque sia. Sullo sfondo, una famiglia di omertà e complicità, fatta di allenatori, compagni, finanziatori, procuratori senza scrupoli che animano un mondo contaminato dall’eccesso di soldi, lusinghe, promesse.
“Fin dall'inizio io avevo giocato due partite. Una al tuo fianco, contro la ragazza che ti aveva accusato. L'altra era tra noi due.”
Giampaolo Simi mi piace molto, si conferma un autore elegante e sensibile. Con uno stile fluido e misurato ci regala un bellissimo noir, in cui l’elemento mistero è magnetico; un noir che convince affondando le radici nel nostro quotidiano. Con tocco delicato, Simi parla di violenza, di odio, di razzismo, raccontandoci la nostra provincia italiana. Giovani che, in assenza di valori e di un solido supporto famigliare, sbandano ricompattandosi in una famiglia alternativa in cui trovare appartenenza e protezione. Una famiglia apparentemente senza limiti.
“Prima o poi ce ne dobbiamo andare tutti, c’è poco da fare. Le storie sono quello che rimane.” E questa è sicuramente una storia che rimane.
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Grazie per l'invito a conoscere questo autore
Un caro saluto.
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