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Qualcuno ha detto maggiordomo?
Italianità, colori e sentori della costiera amalfitana, misteri, scogli, mare e voci: ecco le sensazioni che mi hanno coinvolta sin dalla prime righe uscite dalla penna di Imperatore. Con tanto affetto ti ammazzeró ha rappresentato, per me, una lettura distensiva, adatta alle ultime giornate estive mentre l'afa lascia lo spazio alle prime piacevoli brezze settembrine.
Nel corso della sera di gala volta ai festeggiamenti del novantesimo compleanno di Elena De Flavis (Baronessa) mentre una schiera di invitati drogati a loro insaputa crolla in maniera rocambolesca, sparisce l'anziana donna ed il suo maggiordomo, Kiribaba.
L'affascinante ispettore Scapece presente alla festa nella sontuosa villa Roccaromana da il via alle indagini assieme al commissario Carlo Improta. L'attività investigativa non può non essere supportata da una tavolozza di personaggi calorosi, grintosi e dotati di un forte senso di unità e spirito di solidarietà. La famiglia allargata dei Vitiello che ruota attorno all'osteria Partenophe è infatti coinvolta nelle ricerche, nelle ispezioni e nelle perplessità che Scapece, fin da subito, nutre verso i figli della Baronessa, tali Roberto, Emilia e Simone, persone senza scrupoli, avidi di denaro, viscidi ed indifferenti; l'opposto della loro madre, donna di nobili origini quanto d'animo profondo e caritatevole.
Le vie seguite dall'ispettore conducono nelle spettacolari ville dei figli della nobildonna, all'interno delle quali si celano passati nebulosi, rapporti disintegrati e spinosi. Le vicende si arricchiscono di spaccati della vita partenopea e portano a svolte inattese anche grazie all'aiuto canino di Zorro, l'immancabile quadrupede della famiglia Vitiello, al quale è impossibile non provare simpatia e affetto!
Il ritrovamento di un cadavere; la baronessa a quanto pare è defunta ma dov'è il maggiordomo? Che poi è risaputo, il maggiordomo è sempre colpevole secondo la migliore tradizione investigativa (!). Nel mentre il testamento della Baronessa viene ufficialmente letto e qualcosa cambia di improvviso.
Soldi e felicità sono messi a confronto perché "a ben vedere, le ricchezze materiali si riducono a poca cosa dinnanzi alla privazione di un affetto, di un conforto, di un benevolo aiuto. Sono più coerenti e sereni coloro che viaggiano da soli con un carico d'oro in un deserto o quelli che lo attraversano nudo godendo della compagnia di propri simili di cui si fidano ciecamente? "
Ogni personaggio interviene a modo suo, lasciando il proprio zampino ed il proprio intuito per rintracciare il fino conduttore che lega tutti i tasselli che mano a mano si aggiungono.
Nel racconto siamo immersi nei sentimenti e nelle impressioni che animano ed arricchiscono le descrizioni e le curiosità dei luoghi napoletani permettendoci di seguire le ricerche con la splendida ironia e l'attenzione che non mancano mai da parte dell'autore. Imperatore infatti saggiamente affianca personaggi contrapposti e dotati di sfumature psicologiche scure e grigie a soggetti caratterizzati da slanci e passioni coinvolgenti. L'ironia non è mai sinonimo di frivolezza e la trama è scorrevole, piacevole e molto molto pittoresca.
Napoli, sentori e calore umano arricchiscono i contrasti tra dovere ed etica e qui mi fermo altrimenti rovino il finale, dolce e agrumato, amorevole e sofferto che intrattiene il lettore fino all'ultima riga.