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Il silenzio; il racconto delle cose non dette.
Marco Vichi è forse conosciuto dal grande pubblico solo e soltanto come autore di una serie di romanzi ambientati nella Firenze degli anni ’60 aventi a protagonista il commissario di Pubblica Sicurezza Franco Bordelli, una sorta di Montalbano ante litteram.
Una serie di romanzi gialli, quindi, come facilmente intuibile, che però è qualcosa di più di un semplice noir, trattandosi più che altro di una forma di nostalgica reminiscenza dei bei tempi andati in quel di Firenze che Vichi, fiorentino purosangue, letteralmente adora in tutti i suoi risvolti.
Ma Marco Vichi è in realtà assai di più: è un artista eclettico, un finissimo intellettuale, sensibile ed empatico, profondo e preparato, autore di romanzi e racconti, sceneggiatore teatrale e televisivo, titolare di vari laboratori di scrittura creativa e presso l’università di Firenze.
In estrema sintesi, “Per nessun motivo” non è un romanzo basato su una ricerca, come la trama potrebbe far pensare: si tratta infatti del racconto del viaggio intrapreso da un maturo professionista, ormai in pensione, sposato con figli ormai adulti , alla ricerca di una figlia sconosciuta di cui solo per caso e dopo 25 anni scopre di aver avuto da una precedente relazione giovanile.
Il vero protagonista del romanzo è invece il silenzio: è il racconto delle cose non dette, delle parole non trovate o che non si è stati capaci di pronunciare, è la storia della mancanza di chiarezza, di esposizione veritiera dei fatti e dei desideri, di quell’assurdo silenzio che permea, per vari motivi, i rapporti interpersonali di ciascuno di noi. Il silenzio è di per sé un assurdo, una contraddizione vivente: esso stimola domande, ma suggerisce anche risposte insinuanti, equivoche, talora sono perciò solo presunte vere; pertanto il silenzio fa comunque tanto rumore. Molto più costruttivo è invece il dialogo, che crea ponti e comunicazione: ma ognuno di noi non ascolta, si perde nei propri monologhi, infine è il silenzio che si impone, e ha effetti deleteri, talora devastanti. In sintesi, non serve mica gridare per attirare l’attenzione: ma nemmeno restare in silenzio. Per dire, le stelle che ispirano tanto romanticismo…le stelle stanno in silenzio, vero? E c’è chi le guarda per ore, in silenzio. Ma non è il silenzio che è bello: è fare l’amore sotto le stelle che è bello. Il silenzio non dovrebbe mai sussistere, in nessuna specie di amore, di più, per nessun motivo, appunto.
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