Dettagli Recensione
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La condanna del commissario Ricciardi
Ne Il pianto dell’alba di Maurizio De Giovanni, torna, con il suo carico innato di dolore il commissario Ricciardi, l’uomo che
“sente l’oppressione dei morti”,
ovvero l’uomo che davanti ad un morto ha la capacità di udire quali sono state le sue ultime parole in vita. Un dono che è una condanna che pesa sull’uomo e sulla sua famiglia. Un uomo che credeva di essere condannato alla solitudine estrema, che, invece, ha trovato la felicità con Enrica, giovane donna, sua dirimpettaia, che ha sposato e che ora aspetta un figlio.
I tempi: sono quelli difficili. Siamo il primo luglio dell’anno XII, ovvero nel 1934, in Germania c’è stata la notte dei Cristalli, il clima è pesante, epurazioni, strane sparizioni, sussurri, per cui:
“Qui è una ragnatela, e se muovi un filo si muove tutto: e se si sa interpretare il movimento, allora si risale a come stanno le cose.”
Vige una strana paura, che il commissario sente su di se. Una paura:
“pensò Ricciardi. La paura, quella morsa allo stomaco e al cuore, il respiro che si fa corto, il sudore. Se hai qualcuno che ami, se qualcuno dipende da te, la paura è diversa. Cambia colore.”
E quando Clara, la donna di servizio di Livia, vedova, da sempre innamorata di lui, corre in commissariato ad avvertirlo che qualcosa di strano è successo, il commissario comprende di essere davanti ad una svolta imprevedibile. Così scopre un omicidio che lo coinvolge direttamente: Manfred, maggiore Von Brauchitsch, giace morto nel letto di Livia. Accanto, lei pare dormire di un sonno provocato, con in mano una pistola, ancora fumante.
E così inizia un percorso nero che conduce, inevitabilmente, ad una alba. Ricostituente o ancora più nera della pece. La risposta nel sussurro del vento che:
“Nelle grandi città il vento è solo vento; un fastidio o un sollievo. Il vento non si distingue, non fa paura. Non ci si prepara al vento, nella grande città. Ma il vento fa correre il sangue tra i vicoli, e nelle piazze. Dentro le vene. E fuori.”
Un libro intenso, emozionante, che cattura. La trama gialla forse meno elaborata del solito, meno intensa. Più concentrato sull’amore, sui sentimenti, sulle emozioni. Si respira meno dolore, più tristezza, più malinconia. Ma sempre tanto, indiscusso, fascino che trascina il lettore in un vortice di sensazioni fino all’epilogo finale, intenso e vissuto come non mai.