Dettagli Recensione
Francois
Classe 1996 e terzo episodio della serie dedicata a Salvo Montalbano dopo “La forma dell’acqua” e “Il cane di terracotta”, “Il ladro di merendine” è un romanzo dall’intreccio narrativo solido – a riprova delle già al tempo comprovate qualità del narratore – e intriso di profonda umanità.
Un uomo di origine tunisina, imbarcato “sopra un piscariggio di Mazàra del Vallo”, viene brutalmente ucciso a colpi d’arma da fuoco da una motovedetta tunisina in acque internazionali. Contemporaneamente, in una mattina come tante in quel di Vigàta, un sessantenne ex commerciante di nome Aurelio Lapecora viene accoltellato nell’ascensore condominiale e in questo viene ritrovato privo di vita. Ben presto Montalbano e la sua squadra si rendono conto che lo scagno ove il pensionato aveva riaperto inspiegabilmente la sua attività dopo anni dalla chiusura, era scenario in cui avevano atto “giri” di dubbia legalità. È a seguito di ciò che viene introdotta la figura di Karima Moussa, una giovane sulla trentina, a sua volta di origine araba, impiegata quale donna delle pulizie e con un figlio di appena cinque anni di nome François. Tanti gli elementi del puzzle che la sua squadra inizia a ricomporre per delineare i confini di una doppia indagine collegata.
A far da contorno alle vicende tipicamente del “giallo” si alternano e susseguono situazioni ilari e circostanze dalle quali emerge il lato introspettivo e riflessivo del protagonista. In particolare, verranno trattati temi quali la famiglia, l’infanzia, l’adozione, la prostituzione, la perdita, l’avidità, i legami genitoriali e a concludere i servizi segreti.
Un libro che ho trovato nella “Little free library” della mia città e che il caso ha voluto che iniziassi a leggere proprio il giorno in cui Andrea Camilleri è stato ricoverato in ospedale per arresto cardiaco. Ho conosciuto tardi questo autore nonostante sia stato uno dei prediletti di mio padre nonché uno dei tanti che ha avuto la forza di leggere sino ai suoi ultimi giorni terreni, e ad oggi conto di aver avuto modo di leggere poco più di una decina di opere a sua firma, ben poche della serie più celebre, quasi tutte di quelle extra, ma è per me impossibile non soffermarmi a riflettere sulla storia di questo scrittore, sul suo percorso e su quello che potrebbe significare la sua perdita oggi come oggi. Per la letteratura, per la cultura, per l’umanità.
«Un autentico cretino, difficile a trovarsi in questi tempi in cui i cretini si camuffano da intelligenti.»