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Il tempo non sfugge
Devo ammettere di non conoscere, o meglio non conoscevo, affatto Gianni Farinetti, quindi, non appena avuta l’opportunità di leggere il presente romanzo, mi è immediatamente sovvenuta in mente la frase di manzoniana memoria :”Farinetti, chi era costui?”.
Aldilà della facile battuta la non conoscenza pregressa dell’autore è dovuta, principalmente, alla mia ignoranza in questione, nel senso che sono portato a leggere scrittori più noti in campo letterario/scientifico/divulgativo e questo si traduce a sorvolare scrittori più nascosti ma che possiedono profondità di pensiero e nel contempo semplicità espositiva dei concetti. Questa è la mia prima impressione su Farinetti, dunque per il sottoscritto una lacuna da comare.
La vicenda narrativa, con i suoi vari accadimenti nel tempo, ha come luogo un’antica tenuta di famiglia nelle alte langhe piemontesi; il tutto si svolge in due separati periodi temporali collegati in maniera fortemente coesa da un duplice omicidio i cui risvolti necessitano di approfondimento. L’apparenza è ingannevole in quanto prova a celare ansie, miserie, fragilità e fardelli purtroppo comuni nelle famiglie infelici. Due efferati omicidi commessi a qualche ora di distanza nella stessa area e coinvolgenti persone che hanno stretti legami con il nucleo familiare abitante nella tenuta; la soluzione iniziale tende a far comparire i fatti in modo che non si possa scavare ancor più nel torbido, ogni personaggio ha il proprio vigliacco interesse, il proprio egoistico tornaconto, affinché certe verità rimangano segrete fino all’oblìo; una sorta di patto non pianificato ma di cui gli interessati ne sono complici. Ma il tempo riserva sorprese, non si può affermare se buone o cattive; sicuramente esso renderà giustizia che avrà il suo trionfo dissotterrando malefatte mal nascoste.
Un romanzo scorrevole che penetra nelle atmosfere naturali di quella parte d’Italia nord-occidentale.