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Sotto la torre di Babele
Il signor Baldini cerca affannosamente, e invano, di uscire dalla sua personale prigione: il morbo di Alzheimer. Ha girato il mondo, ha imparato lingue, ha collezionato oggetti di tutti i tipi e moltissimi libri. Ma ora, nell’istituto dove è accudito, tutto sta implodendo: un corpo vecchio che diventa un pozzo senza un fondo, un buco nero.
Giovanna Baldini cerca la chiave nascosta dietro le parole sconnesse che il fratello continua a pronunciare: espressioni sensate, a volte in lingue straniere, ma che sembrano incastrate male. Lei pensa vengano da un libro, e le piacerebbe sapere quale, per poterlo leggere un’ultima volta al fratello.
Vince Corso, partendo dalle parole del vecchio, cerca quel libro. E’ un biblioterapeuta: ascolta i patemi e i bisogni degli altri, per poi consigliare una data lettura come cura. Accoglie i suoi clienti come farebbe Philip Marlowe, o forse Dylan Dog… con simile disillusione, e simile incredulità quando si accorge che, in fondo, quel mestiere funziona.
Dunque, al centro di “Ogni coincidenza ha un’anima” c’è la ricerca: ogni personaggio è per qualche motivo un cercatore. Ma non è detto che cerchino tutti quel che dichiarano di voler trovare.
“ (…) io ho spesso avuto l’impressione che, insieme a me, fossero cambiati pure i personaggi di cui rileggevo la storia, e persino i segni sulla carta, o almeno il loro senso. È come se, nel tempo in cui un libro resta chiuso, la vita continui ad accadere anche al suo interno, e lo faccia ancora più velocemente appena lo riapriamo. Come quando entra la luce in un sarcofago, e tutto rischia di incenerirsi al contatto con l’ossigeno. Ho fantasticato a lungo che, per quella misteriosa relazione che lega ogni libro a ciascun lettore, i personaggi invecchiano con noi e, a seconda della nostra età, reagiscano in maniera differente alle avventure che sono costretti a rivivere.”
Al centro di “Ogni coincidenza ha un’anima”, attraverso l’invenzione di un mestiere, Fabio Stassi mette il linguaggio, ed il contenitore della sua forma più alta, il libro. Fanno capolino Mann, Bufalino, John Fante, Svevo, Bukowski, Kafka e le sue “Metamorfosi”, Soriano, Tolstoj, Borges e altri. Attraverso di loro si distende nel racconto il tema dell’importanza della letteratura, che forse è davvero una cura, una sorta di vaccino contro virus impensabili, persino sconosciuti (non a caso, alla fine del libro l’autore mette una bibliografia di tutti i libri menzionati nel volume – cosa consueta per la saggistica, meno per la narrativa –, e non sono pochi).
“Virus” tristemente conosciuto e attuale è quello del razzismo, che Stassi inserisce nel libro come una sorta di pista secondaria: Vince Corso, nel suo girovagare per Roma in cerca di soluzioni al dilemma Baldini, assiste a varie manifestazioni di intolleranza, finché – nella sua casa/studio di via Merulana – non riceve egli stesso una visita sgradita, condita di “avvertimenti” sulle controindicazioni di una eccessiva disponibilità all’accoglienza nei confronti degli stranieri. E’ una pista che nel corpo del romanzo non convince molto: trattare un tema così complesso sullo sfondo di una vicenda diversa non sarebbe cosa semplice per qualsiasi scrittore.
“Ogni coincidenza ha un’anima” resta in ogni caso una storia piacevolmente impegnativa.
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Commenti
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Più che una presenza, sono ormai un'intermittenza.
Bazzico il sito anche quando non compaio, tuttavia, sperando che si ricrei lo "zoccolo duro" del mio primo anno di frequentazione di Qlibri.
Prima o poi succederà, ne sono certo....
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