Dettagli Recensione
Come si conduce un'indagine.
Un anziano maresciallo dei carabinieri alle soglie della pensione, Pietro Fenoglio, e un giovane studente, Giulio Crollalanza (il cognome, gli fa notare il maresciallo, è più o meno la traduzione di “ Shakespeare”) si incontrano in un centro fisioterapico per la riabilitazione dopo un intervento di protesi all’anca. Si instaura tra i due una bella amicizia, c’è una istintiva simpatia reciproca che va maturando tra un esercizio e l’altro, sotto la guida esperta di Bruna, fisioterapista cinquantenne di bella presenza, al cui fascino discreto (lo si intuirà alla fine del romanzo) il bravo Fenoglio non è del tutto indifferente. Il ragazzo è colto, intelligente, sensibile, disorientato di fronte alle scelte che la vita gli propone e coglie nel temporaneo rapporto con l’esperto e saggio maresciallo la grande opportunità di capire la qualità e l’importanza che possono avere i rapporti con il prossimo, la difficoltà di saper distinguere il vero dal falso, l’ambiguità delle certezze apparenti. Il maresciallo ha una lunghissima esperienza di indagini e ne racconta a Giulio alcune vissute in prima persona, a dimostrazione che molte volte le apparenze ingannano e che quello che appare certo non sempre lo è. Ed ecco che prendono vita nel racconto di Fenoglio due casi sorprendenti. Il primo capitato quando il maresciallo era ancora alle prime armi e si era avventurato, non convinto della colpevolezza di un presunto assassino di un medico, in un’indagine personale risolta con l’individuazione del vero colpevole; il secondo caso occorsogli anni dopo quando, non convinto appieno della colpevolezza di un giovane nel ferimento di una prostituta, aveva scoperto nel protettore il vero colpevole. Mai fermarsi, per comodità o indifferenza, alle apparenti certezze di una prima indagine superficiale, ma andare sempre a fondo, esaminando riscontri diversi con rigore e professionalità. Non sempre succede, afferma Fenoglio, perché si vuole subito un colpevole da assicurare alla giustizia e tranquillizzare così l’opinione pubblica, influenzata dai polizieschi in TV e dalla loro banalità. Gianrico Carofiglio, scrittore e magistrato, propone con il suo romanzo un vero e proprio trattato su come si dovrebbe svolgere un’indagine, esaminando con cura ogni prova, rifiutando certezze prefabbricate, confrontando testimonianze, nella consapevolezza che il mondo reale è popolato da buoni e da miserabili, in una penombra nella quale è spesso complicato fare luce.