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L'ombra del viandante
 
L'ombra del viandante 2019-05-02 14:45:24 Mian88
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    02 Mag, 2019
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Una nuova indagine per Milena Costa

«Accettiamolo e non pensiamoci oltre, tra un’ora sarà tutto finito»

Alcun dubbio cela la dinamica del fatto: nel caos più totale dell’ufficio di Elsa solo quel corpo riverso sull’elegante scrivania pare avere una collocazione precisa. Si tratta di un uomo di circa sessant’anni, piccolo ma con un addome prominente, dagli occhi ceruli, affetto da calvizie con guance incavate e naso sottile a sovrastare un pizzo ispido, incolto e grigio, che giace con il braccio sinistro piegato ad angolo retto sopra il tavolo mentre il destro, penzola giù, con le dita che sembrano indicare una pistola e più precisamente una calibro 22 finita sul pavimento. Dalla tempia, un rivolo di sangue scende sino all’occhio così da mostrare il percorso compiuto dal proiettile. A completar la scena, una stanza chiusa dall’interno, dosi di tranquillanti assunte, l’inequivocabilità dell’atto suicida compiuto da Michele Buontempo. Eppure, eppure, eppure, qualcosa proprio non torna nella ricostruzione della dinamica e del fatto a Milena Costa, che in quella scena così accuratamente predisposta non fiuta un suicidio quanto una discreta e ben operata messa in scena. Che si sia sbagliata? Oppure, davvero vi è altro dietro quello che sembra essere un semplice caso di dipartita volontaria? Ed Elsa? Qual è il suo ruolo in tutta la vicenda? Affiancata dai suoi fedeli uomini il vicequestore Milena Costa si ritroverà a dover fare i conti con un caso ben più grande di lei, dalle fattezze inaspettate e dalle mille sfaccettature; un’indagine che la porterà a far i conti con l’ombra. Perché Michele Buontempo «aveva semplicemente intuito la presenza imprescindibile di quell’ombra in ogni esistenza, in ogni viandante» e ne aveva pagato le conseguenze.
Con una penna arguta, ben calibrata e con un ritmo serrato che accompagna il lettore pagina dopo pagina senza mai mollare la presa e senza mai concedere pausa alcuna tra un avvenimento e l’altro, Mariella Sparacino torna in libreria con un secondo capitolo dedicato alle avventure della sua protagonista d’eccellenza. Il risultato è quello di un giallo in perfetto stile poliziesco che spazia dal delitto, alle vite quotidiane e al come il passato possa irrompere nel presente senza remore, a tematiche di grande attualità che non solo inducono alla riflessione ma che fanno anche stringere il cuore. Particolarmente toccanti e degni di nota sono alcuni passaggi sulla volta del finale che ci mostrano una eroina dotata di siffatta umanità da esser tangibile con mano e non solo godibile su carta.
Come da consueto la penna dell’autrice non tarda a farsi apprezzare e se già ne “L’estate dei dieci temporali” aveva colpito per l’eleganza, la precisione, la cura e la ricercatezza con cui accompagnava passo passo nella risoluzione dell’enigma e ricostruiva e intesseva la trama, in questo secondo volume siamo colpiti dalla profonda maturazione della narratrice che mantenendo gli standard a cui ci ha abituati, si eleva ulteriormente e soprattutto a livello di intreccio narrativo, nettamente più complesso e stratificato, veloce e ritmato. Altro tratto distintivo che ne comprova la crescita è la caratterizzazione della protagonista che trova in questo episodio ancora più spazio e riguardo. Non mancano nemmeno gli altri fedeli personaggi conosciuti in precedenza a cui se l’aggiungono di nuovi altrettanto piacevolissimi.
Un poliziesco da non sottovalutare, godibilissimo, avvincente, con momenti di suspence e altri sinceramente divertenti che allentano la tensione, con una protagonista concreta che per la sua normalità non si può non amare, un testo capace di far riflettere per le tematiche toccate e tutto da scoprire perché mai scontato e banale e perché in esso nulla è come appare.

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