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Questo sangue che impasta la terra
Torna il fascinoso avvocato Max Gilardi, nell’ultimo libro di Elda Lanza: Rosso sangue. E di sangue qui ce n’è parecchio. E’ il “sangue che impasta la terra”, ed è tanto più atroce in quanto appartiene ad una giovane donna, Viola, trovata brutalmente assassinata e gettata nuda in acqua, tra topi e melma. Il cadavere gettato lì, con le mani insanguinate dal suo stesso sangue, viene trovato da un giovane ragazzo down. Viola è conosciuta da tutti in paese, con un padre violento ed ubriacone, una madre passiva, e un parroco di gran fascino, colto, e tante amiche. Subito è accusato il padre stesso, ma di lui si interessa Giacomo Cataldo, con la collega Elsa Bruni. Quest’ultima è particolarmente capace di introspettiva, di cogliere quegli aspetti sfumati e poco conosciuti dell’animo umano, che si rivelano determinanti per la risoluzione del caso. Lei è:
“una donna libera, allegra ed indipendente che aveva preferito passare alla libera professione. La donna che tutti ascoltavano con rispetto, la psicologa. Di più, la mentalista, capace di leggere e di capire quello che era impossibile agli altri. Da poco anche l’esperta in neurolinguistica, in grado di interpretare i gesti e di tradurli.”
Ma è comunque Massimo Gilardi a trovare la soluzione ad un caso tanto tragico quanto difficile.
Un nuovo libro per quella che è stata definita “la Camilleri in gonnella”, di cui la lettura non mi ha convinta del tutto. Poca indagine, poche le descrizioni e dei personaggi, e dei luoghi. Una trama che non convince, perché sin da subito è immediata e priva di suspence. Una tragedia dei tempi moderni, di scarso interesse e di poca qualità. Molto diversa dai primi con protagonista il bel avvocato, che qui è quasi una figura a margine, che solo in ultimo si riconosce. Peccato
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