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I vecchietti del Bar Lume ed il Sessantotto
Un testamento di solito mette in subbuglio solo gli eredi (dolenti o delusi che siano) e non suscita particolare rumore. Ma se il de cuius nell'atto autografo confessa un omicidio commesso cinquant'anni prima, allora il subbuglio lo si determina eccome, pure in Questura e presso gli uffici del Pubblico Ministero. Se, poi, l’apertura della successione avviene a Pineta, ridente località balneare in provincia di Pisa, allora potete star certi che pure i quattro vecchietti del Bar Lume e l’annesso “barrista” si troveranno coinvolti nelle indagini degli inquirenti. Soprattutto se, al “morto d’annata”, se ne aggiunge uno “fresco di giornata”, anche se non per data di nascita della vittima. Che i due omicidi siano connessi? E' probabile: il movente (presumibile), una cospicua eredità con annessa fiorente fabbrica farmaceutica, lo farebbe pensare, ma i casi della vita non sono mai così lineari come ci si aspetterebbe. Ce lo dimostra la nuova, gradevole avventura di Massimo Viviani e della sua banda di pen-z-ionati, impiccioni ma divertentissimi.
Per quanto gli schemi narrativi seguano i consueti binari e non ci siano troppe novità ad agitare le acque, come al solito l’appuntamento con il giallo intelligente è servito con un sorriso sul vassoio assieme a cappuccini fumanti e scampoli di saggezza da bar.
Quindi ricacciato indietro il sentimento di pura invidia per come l’A. riesca a destreggiarsi col garbo e l’abilità d’un giocoliere con la lingua italiana, rimane solo il piacere di godersi un romanzo che, magari, non sarà un’opera letteraria di imperitura durata, ma rasserena e rinfranca, come una giornata di primavera odorosa di fiori appena sbocciati.
Dunque va l’ennesimo bravo e un sentito grazie all’A. toscano.
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