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Lo scandalo
“Cavallo vincente non si cambia” e Andrea Vitali ha fatto proprio questo motto, perché in tutti i suoi romanzi segue uno schema prefissato e ben collaudato. Infatti scrive due storie agli inizi apparentemente senza nulla in comune, poi le vicende procedono parallele, cominciando ad avvicinarsi all’incirca da metta dell’opera per convergere su un’unica linea nelle ultime pagine. E così è anche questo il caso di Nome d’arte Doris Brilli che inizia quasi in sordina con la bellanese Desolina Berilli fermata a Milano a Porta Ticinese in seguito a una lite in pubblico con un giornalista del Popolo d’Italia, il giornale diretto dal fratello del Duce. E’ inutile dire che, ragioni a parte, il pericolo di un intervento del potente Arnaldo Mussolini fa decidere la polizia di rimandare a Bellano la signorina, appassionata di teatro e di operette, con buone doti canore e di recitazione, tanto che si esibisce al momento in spettacolini di quart’ordine con il nome d’arte di Doris Brilli. Contemporaneamente, al paese natale troviamo il vicedirettore del cotonificio, perito industriale Delmerio Passanò, tirchio come uno scozzese, alle prese con i tentativi di maritare con un buon partito la figlia Giannetta. In mezzo, o meglio ancora vicenda nelle vicende, abbiamo il maresciallo Maccadò, di fresca nomina e di altrettanto fresco matrimonio, uomo dotato di intelligenza, a differenza dei carabinieri delle barzellette, e anche non privo di umanità, quasi una garanzia per il buon esito del romanzo. Prende corpo così una commedia degli equivoci, che vedrà coinvolti anche altri personaggi, invenzioni fortunate dell’autore, che fra una tabacchiera che scompare per poi riapparire, il pericolo, che si rivelerà infondato, che uno dei protagonisti sia affetto da tubercolosi, pranzi con intenti matrimoniali e tutta una serie di situazioni comiche arriverà a tambur battente alla fine con la scoperta di quello che ancor più all’epoca (siamo nel ventennio) si sarebbe potuto definire un grosso scandalo. E’ inutile che aggiunga altro, perché non voglio far cadere la suspense che è una delle caratteristiche positive di questo romanzo che accompagna il lettore dall’inizio alla fine con il consueto garbo proprio di Vitali, consentendo di trascorrere alcune ore in una sorta di gradevole evasione.
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