Dettagli Recensione
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un omicidio tra Chiesa e Massoneria
Oltre ad una trama avvincente e fascinosa, due sono i protagonisti indiscussi del romanzo di Gigi Paoli, Il rumore della pioggia. E sono: la città di Firenze e la pioggia. Per l’intera durata del romanzo, piove. Piove di una pioggia insistente, continua, simbolica, che ammorba di un manto lieve, ma costante, ogni cosa e persona. Una pioggia che avvolge e pare coprire con perseveranza e magnificenza le brutture umane, le nefandezze e le miserie.
A fare da contraltare la bellezza da gran dama di Firenze, illustre città d’arte, da tutti invidiata nella sua maestosità e bellezza. Ne emerge un ritratto preciso e consapevole dell’urbe:
“Nel centro di questa città, (…) non c’era praticamente niente che non avesse almeno qualche secolo alle spalle. Soprattutto i mattoni. Palazzo Valori-Altoviti si chiamava, dal nome delle due famiglie che fra mille peripezie erano riuscite a sopravvivere ai tumulti della storia. Un nome altisonante e nobile che i fiorentini del popolo avevano derubricato nel dispregiativo Palazzo dei Visacci. E quando arrivai lì davanti ne capii bene il perché: l’imponente facciata era infatti stata abbellita da quindici statue, cinque per piano, che raffiguravano personaggi di fama nella Firenze di quel tempo lontano. Ma era una fama nobile, elitaria, che la gente non capiva né apprezzava. Per il popolo fiorentino, bastian contrario per natura fin dalla notte dei tempi, quelle statue non erano solo incomprensibili, ma anche parecchio brutte. Visacci, appunto. Il nobile palazzo Valori-Altoviti era passato alla storia così.”.
Bellissima, al proposito, è la descrizione di Palazzo Non finito, e la sua storia:
“La storia di Palazzo era fantastica (…). Si chiamava non finito proprio perché la leggenda cittadina diceva che fosse così: non finito. Una storia che nasceva da un amore tra la figlia del nobile committente del palazzo e un giovane fiorentino che, per impressionare il padre della sua amata, aveva promesso di finirlo in un anno. Resosi conto che sarebbe stata una missione impossibile, il giovane decise di stringere un patto con il diavolo, al quale offrì la sua anima in cambio della realizzazione del palazzo. Volendosi però salvare dalla dannazione eterna, quando ormai l’edificio era prossimo a essere completato, il giovane astutamente chiese al diavolo di ultimare il palazzo con una serie di decorazioni sacre. Una richiesta che mise in fuga il demonio. (…) Quella città era come il labirinto degli specchi che si trovava ogni tanto nei vecchi lunapark: ovunque ti girassi, qualunque cosa guardassi, niente era davvero come sembrava. Né le cose, né le persone.”.
La vicenda è narrata dallo straordinario giornalista Carlo Alberto Marchi, di casa, a causa del suo lavoro d’inchiesta, nel Palazzo di Giustizia, detto Gotham. Strano e pensante il suo mestiere, per cui:
“A volte, mi sembrava ancora di essere in un giornale, in quel giornale che da ragazzo avevo scoperto e che mi aveva subito fatto innamorare di questo lavoro. Le cose, però, erano cambiate. Noi eravamo cambiati e quel mestiere che ci avrebbe potuto portare alla scoperta del mondo, per poterlo raccontare a chi non lo poteva vedere, si era trasformato in una occupazione spesso impiegatizia.”
Inoltre oltre alle difficoltà insite alla sua vita lavorativa, altre difficoltà lo impegnano: è un uomo separato, abbandonato dalla moglie, che gli ha anche lasciato la figlia Donata, non sempre facile da gestire, ma che ama di un sentimento infinito. Ora a colpire è un omicidio insolito: un commesso, del negozio di antichità religiose più famose di Firenze, viene trovato morto con 23 coltellate. Ad inquietare è che l’omicidio è avvenuto all’interno di un edificio di proprietà della Curia, dove ha sede lo stesso Economato. Come è possibile un fatto del genere? E quali segreti nascondeva tale persona? Il mondo che ruota intorno a questo assassinio è stupefacente: dalla Massoneria alla solita reticenza della Chiesa, che tende ad oscurare tanto omosessualità quanto pedofilia, ed interessi economici oltremodo vasti. Per il giornalista d’assalto non c’è che da scegliere dove indagare.
Una lettura che intriga con profondità, un crescendo adrenalinico che avvolge il lettore in una morsa sempre più stringente. Un esordio perfetto, una prosa che scorre veloce e continuativa, per una trama che non lascia scampo.