Dettagli Recensione
Non male
Se molti fra gli ultimi Montalbano si sono rivelati deludenti soprattutto a livello di costruzione della trama, questo, che dovrebbe essere il numero ventitre ed è uscito nel 2015, costituisce una piacevole eccezione. Camilleri assembla una storia breve, ma estremamente coesa che ha il pregio di vivere solo dello svolgersi dell’investigazione sfruttando con abilità il gioco di scambi evocati dal titolo: niente tempi morti e divagazioni socio-politiche quasi azzerate consentono al lettore di sprofondare nello svolgimento giallo senza venire distratto o condotto in giro a vuoto. Ne beneficia pure la ripresa dei leit-motiv che caratterizzano la serie: l’incipit tra il comico e il surreale (il commissario prova a far da paciere in una scazzottata e finisce fermato dai carabinieri), la consueta caratterizzazione del commissariato con Fazio che si prende sempre più spazio, le mangiate pantagrueliche (visto che non è obeso, Montalbano deve avere un metabolismo fulminante): in più, Livia e Bonetti-Alderighi fanno capolino solo per un pugno di righe e si tratta di un altro punto a favore. E’ vero che non si può definire impossibile indovinare lo scioglimento prima che venga rivelato, ma, dopo così tanti volumi, giunge in soccorso la conoscenza ormai assodata del modo di procedere dell’autore: in fondo, più che la soluzione stessa ciò che è importante è il percorso che vi perviene. Come spesso accade, ci sono due filoni all’apparenza scollegati le cui vicende si avvicinano e poi intrecciano: da una parte, il rapimento incruento di due donne seguito da un terzo più brutale, dall’altra la sparizione di uno sciupafemmine locale, tanto fortunato con il gentil sesso quanto scialacquatore delle proprie sostanze. Gli bruciano il negozio, ma la mafia fa sapere di non entrarci: quando riesce ad avere un quadro d’insieme che riunisca i due percorsi, Montalbano è vittima dello scambio finale, fissandosi su di un colpevole che non si rivela tale e riuscendo a rimediare in extremis trovando il coraggio di ripensare tutta la faccenda. L’indecisione è l’unico accenno alla vecchiaia, assieme agli sfottò di Pasquano, il che consente al protagonista di non piangersi addosso per gli acciacchi come gli capita altrove.