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La trattativa stato mafia romanzata
La presunta trattativa stato-mafia, avvenuta in tempi lontani, considerata da un punto di vista romanzato, è al centro dell’ultimo libro di Salvo Toscano, intitolato Falsa testimonianza.
Siamo nel dicembre 1993 a Palermo. L’eco delle stragi, in cui hanno perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, non si è ancora spento. Tangentopoli ha fatto le sue vittime eccellenti e Berlusconi sta preparando la sua discesa in campo in politica. A Palermo si respira una strana aria: servizi segreti, servitori dello Stato ad alto livello, massoneria, mafiosi pentiti o no, pare strano stringendo un accordo per fermare la moria dovuta alle recenti stragi. Qualcuno sta venendo a patti con il nemico da combattere. Se lo domanda il maggiore Giannini, l’uomo giusto.
“Uno che con informatori, infami e spioni ci sapeva fare come nessun altro. Era il suo mestiere e aveva dimostrato di conoscerlo. (…) Giannini, all’apparenza un baffuto quarantenne spezzino dall’aria mite, vagamente somigliante al suo concittadino omonimo prediletto dalla Wertmuller.”
Non è semplice entrare e sconfiggere la filosofia mafiosa, per c’è:
“la strategia del sommergibile, che naviga nascosto e riemerge solo in casi di estrema necessità, rimaneva il faro della filosofia mafiosa predicata dallo Zio, con l’immancabile farcitura di riferimenti a Dio e alla famiglia, capisaldi della mendace mitologia dell’uomo d’onore vecchio stampo che imbellettava i suoi messaggi sgrammaticati.”
Tutto inizia dalla cattura di Schillaci, latitante e fedelissimo del vecchio boss, lo zio Calò Bonfiglio. Particolare ancora più strano: la cattura e le sue modalità vengono descritte identiche, due anni prima, in un racconto che ha partecipato ad un concorso letterario indotto dalla Pro loco. Lo scrittore è Rosario Di Bella, che subito dopo subisce uno strano furto nella sua abitazione. Stesso furto perpetrato anche nei locali della Pro loco. Qualcuno ha costruito , con abilità, un castello di menzogne, ma ha commesso un errore. E il maggiore Giannini è sulle sue tracce.
Un romanzo intrigante, ben elaborato e costruito con metodo e perizia nella sua trama. Una delle tante ombre che hanno segnato il nostro Paese è descritta minuziosamente e con rara abilità conoscitiva. Al termine resta un che di amaro, di grigio, che attanaglia le coscienze. Nel complesso un’ottima lettura, veramente accattivante.