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Un passato che corrode e plasma ossessioni
Vittoria Morra ha capito sin da subito che l’assenza di Annalisa Di Matteo, sua amica del cuore, è molto più che un semplice allontanamento volontario. Lisa è solita, infatti, partire, andarsene per periodi anche abbastanza lunghi durante l’anno ma ogni volta, a prescindere dalla meta, dal tempo della dipartita, da tutto, informa e tiene sempre aggiornata la coetanea nonché vicina di casa. Preoccupata, la protagonista chiedere notizie agli amici comuni e perfino a Daniel, il ragazzo di cui è innamorata ma non ricambiata. Per far fronte alla sua ansia decide, ancora, di sporgere formale denuncia presso le autorità. Si noti bene ai fini dello sviluppo dei fatti che Vittoria vive con la famiglia composta da un padre padrone ex militare in pensione ma ancora con la giusta propensione al comando, una madre che si è rannicchiata nell’ombra quasi come se fosse un fantasma, e Maria la sorella agorafobica con cui ha un rapporto di amore-odio. Vivono in simbiosi, le due, eppure un’ombra sembra sempre essere pronta a calare su di loro a causa di una serie di violenze domestiche e psicologiche.
Sin dal suo principio “I giorni dell’ombra” si presenta quale una storia che mira a trattare tematiche attuali e di grande interesse sociale che vanno dalle prepotenze domestiche al disagio sociale all’instabilità psichica, problematiche che vengono mixate a un omicidio da risolvere e a una interessante analisi psicologica e interiore. Il problema, a mio modesto avviso, del volume, è la costruzione. Seppur infatti la trama sia gradevole e si snodi interamente all’interno di un condominio, la narrazione risulta essere farraginosa perché troppo descrittiva e avvalorata da un uso di tempi verbali al passato remoto che la fanno risultare ridondante. A ciò si somma uno stile che vuol essere pregiato ma che soventemente perde il suo obiettivo cadendo nel volgare nonché uno sviluppo confusionario soprattutto nella prima parte dove tutti i protagonisti vengono presi e inseriti in un capitoletto senza che però la loro introduzione abbia un filo logico. Buona la caratterizzazione di Vittoria la cui ossessione è palpabile sin dalle prime battute, difficile però riuscire ad entrarvi in simbiosi così come con gli altri personaggi delineati. Nella seconda sezione il testo migliora e si conclude con un epilogo abbastanza soddisfacente e dal legittimo colpo di scena; la difficoltà è arrivarci, resistere fino alla fine.
Peccato perché contenutivamente le intenzioni dell’autrice erano più che meritevoli e la vicenda stessa avrebbe suscitato un maggiore interesse e coinvolgimento se si fosse voluto far meno.
«Quando ti tolgono tutto e tu non hai neanche idea di cosa ne sarà della tua vita, fatichi a restare dentro te stesso. Cerchi di non farti sfiorare dalle troppe cose che non puoi comprendere.» p. 45
«[…] è un po' sorpreso, evidentemente, di trovarmi così propositiva. Anche io un po’ mi stupisco: pensavo fosse più difficile vivere, invece la cosa difficile è scegliere, e il resto viene da sé» p. 242