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Colomba, Dante e il Padre: ultima puntata
Sandrone Dazieri, dopo aver pubblicato Uccidi il padre, a cui ha fatto seguito L’angelo, torna in libreria con Il re di denari. Protagonisti assoluti di questa trilogia sono Colomba Caselli e Dante Torre.
Colomba è una poliziotta, che dall’ultima indagine ha riportato una grave ferita all’addome, conosciuta come “la combattente di Venezia”, si è ritirata a vivere tra le colline delle Marche, ovvero:
“Aveva trentacinque anni, ed era un vicequestore aggiunto della polizia, a riposo da quando un fantasma le aveva infilato un coltello nell’addome e rapito Dante Torre, l’Uomo del Silo.”
Ora è disorientata, ferita nel corpo e nell’anima, è:
“Ancora magra e pallida, coperta con una finta pelliccia che sarebbe stata bene addosso a un homeless, con gli occhi lucidi e cerchiati.”
Piange la scomparsa nel nulla di Dante Torre, forse il suo unico amico, geniale ed estroso cacciatore di persone scomparse. Chi è? Lui ha alle spalle una particolare storia di sofferenze e di abusi, inflittagli dal Padre:
“Dante non ricordava nulla del proprio passato, quello che sapeva della sua famiglia era stato un falso ricordo inculcatogli dal Padre durante i lunghi anni di isolamento della sua infanzia. “
Ma chi è questo famigerato Padre?
“Il Padre aveva agito in due periodi distinti. Il primo era stato tra la fine degli anni Sessanta fino al 1989. Le vittime del primo periodo, le otto identificate, sembravano pescate in modo casuale nella mappa d’Italia. Un bambino era stato rapito durante una gita scolastica vicino Roma, un altro fingendo annegamento tra i mulinelli del Po in Emilia. L’unica cosa che avevano in comune era l’essere stati seppelliti tutti assieme in barili di acido un giorno imprecisato dell’89. La documentazione della seconda fase, cominciata negli anni Duemila, era corposa quanto la prima e riguardava anche lei e Dante. (…) Tutti i prigionieri erano stati identificati, ma non tutti erano tornati con le rispettive famiglie. Alcuni di loro erano scomparsi da anni ed era stata dichiarata la loro morte presunta, i genitori si erano separati o erano morti, o non avevano voglia di riprendere a occuparsi di figli problematici, diventanti ancor più problematici durante la prigionia.”
Ora Colomba è sola, in un villino di campagna sommerso dalla neve, isolata e al freddo, quando da alcuni rumori esterni si accorge che c’è un ragazzino nella rimessa. E’ impaurito, sporco di sangue e non parla. Si accorge subito che lui è autistico, per di più ha gli stessi riflessioni incondizionati che erano caratteristiche tipiche dei bambini abusati dal Padre. Schiena rivolta all’interlocutore, uno strano e continuo dondolio rivolto alla finestra. Lo carica sull’auto e si reca dai Carabinieri della locale stazione. Scopre che lui si chiama Tommy, e la sua famiglia adottiva è stata barbaramente trucidata. I sospetti si concentrano immediatamente su di lui. Ma Tommy è, in realtà, il centro di un mistero che affonda le radici in un altro passato, che lo collega direttamente con la scomparsa di Dante. Così quando la stessa riceve una telefonata in cui le si consiglia di:
“una lunga vita tra le colline”,
non può che agire, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. E forse anche quella dello stesso Dante.
Sandrone Dazieri in quest’ultimo capitolo della trilogia, costruisce:
“un castello di specchi e di inganni, una matrioska di colpi di scena che si susseguono pagina dopo pagina fino all’inquietante finale.”
Una lettura ad alto tasso adrenalinico, ricco di suspence e di intrigo. Purtroppo è una lettura che rimanda fortemente agli altri due libri precedenti e ho fatto un po’ di fatica nella comprensione, non avendoli letti, ma i riferimenti sono, comunque, ben spiegati e chiari. Un thriller scritto con una prosa che avvince il lettore in una spirale densa e profonda, tra continui rimandi tra passato e presente. Inquietante ed angosciante, tratta, con passione e perizia di metodo, molti importanti temi, quali l’autismo, la storia dei bambini abusati a Villa Azzurra a Torino, la vicenda degli autisti a Silicon Valley… Un bel libro, un po’ lungo, ma nel complesso un testo avvincente e curioso per gli amanti del genere.