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Pronto soccorso letterario
L’arte di Vince Corso è la biblioterapia (“Di mestiere curo la gente con i romanzi!”) e a lui si rivolge la sorellastra di un vecchio intellettuale afflitto dall’Alzheimer: Fabrizio Baldini ha ormai perso le proprie facoltà, ma recita alcune frasi apparentemente sconnesse:
“Anche lei è andato a fondo.
Sono ancora qui.
L’orso che mi andava a comprare il giornale.
Per favore, lo faccia un’altra volta.
Dichiaro 28, merda!
Cazzo, che spavento mi sono preso”
che probabilmente sono ricavate da un libro (“Questo vuol dire caviardage: rendere tutto nero, più nero delle uova di storione. Cavialeggiare”), nel quale si cela la chiave per penetrare il segreto esistenziale di Fabrizio.
Mentre Vince incontra clienti più o meno strambi (“Hanno questa fiducia che un romanzo li possa aiutare”) nel suo monolocale (“Pronto soccorso letterario”), la sua indagine procede tra Villa delle Rose, la clinica ove l’anziano è ricoverato, e le visite nella straordinaria biblioteca ove Baldini ha accumulato numerosi volumi antichi, pregiati e rari.
Quando Vince comincia a sospettare che l’incarico gli sia stato commissionato per interesse (“Soltanto all’apertura del testamento i parenti scopriranno il vero valore della sua eredità”) e non per amore fraterno, il biblioterapeuta non rinuncia alla sua ricerca, ma è determinato a difendere il segreto di Baldini per rispettare fino in fondo le sue volontà.
Il romanzo – nel quale i paragrafi non sono designati da numeri bensì da lettere - è un inno alla cultura, alla lettura e alle opere intellettuali dell’umanità e contiene molti stimoli per i lettori.
Giudizio finale: bibliofilo, filantropico e intrigante.
Bruno Elpis
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