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Misteri tra cineasti
Cristiana Astori, dopo aver scritto la Trilogia dei colori (Tutto quel nero, Tutto quel rosso e Tutto quel blu), torna con Susanna Marino ne Tutto quel buio. Un libro dove regna il male:
“La storia ci ha dimostrato che il Male non si spegne nel corso dei secoli. Piuttosto si moltiplica, come tutti i parassiti.”.
Protagonista è, appunto, Susanna Marino, giovane e squattrinata cinefila, sempre alla spasmodica ricerca di misteriosi film realmente scomparsi. Qui è alla ricerca della pellicola del film “Drakula halala”. In questo film, si dice, compare, per la prima volta il personaggio di Drakula si Bram Stoker, e non Nosferatu di Murnan, come comunemente creduto. A commissionarle l’insolito lavoro è l’enigmatico professor Altavilla. Si apre così una inusitata ed enigmatica caccia alla pellicola che conduce la giovane a Budapest, una città dalle atmosfere tetre e buie, in una lunga scia di morti e di delitti inspiegabili.
Un testo che si nutre delle atmosfere tipiche dell’horror profondo. Atmosfere tese, buie, sotterranee, molto tirate con una giovane protagonista che non si ferma davanti a nulla, che non ha paura, con qualche cicatrice di troppo recente, che brucia ancora. Ambientato tra Torino e Budapest, il romanzo è molto bello, ricco di tensione e di continui colpi di scena. Risente di una forte influenza di Carlos Ruiz Zafon, ma con una buona commistione tra fantasia fervida e realtà. E su tutto il fascino magnetico del cinema e dei suoi enigmi. Un
“filo perenne teso tra onirico e reale”.
Definita dai critici come
“una storia di vampiri, senza il vampiro”,
la narrazione è una commistione di vari generi quali la commedia, il gotico, l’intrigo; che vede anche un ritorno ad un antico passato tragico ed annientante, una Storia che torna, forse perché mai stata dimenticata. Una bellissima lettura.