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Un inedito Scerbanenco
L’isola degli idealisti , magistralmente scritto da Giorgio Scerbanenco, era un libro che la moglie Teresa aveva gelosamente conservato in un cassetto, che ora la figlia dell’autore ha deciso di pubblicare.
Protagonista assoluta è l’isola della Ginestra, ovvero:
“L’isola della Ginestra, o Ginestrin, com’è chiamata, era in vendita nel secolo scorso a duecento lire, naturalmente senza alcuna costruzione. Antonio Reffi, il vecchio, la comprò appunto a questo prezzo quando aveva venticinque anni, con il proposito di vivervi solitario tutta la vita. Poi si sposò, dopo avervi fatto costruire la villa, e con sua moglie vi passò regolarmente l’estate, ogni anno. Nel millenovecentotrenta e qualche cosa egli vi si stabilì, insieme ai due figli Carla e Celestino:”
Lì, appunto, vive la famiglia Reffi, così composta:
“Carla aveva quarant’anni, non si era sposata ed era scrittrice. Aveva i capelli già molto grigi, ma il volto era dolcemente fresco, giovanile, e conoscendola ci si spiegava lo stile dei suoi romanzi (..). Celestino aveva undici anni meno della sorella. Anche lui non riscuoteva l’approvazione del padre. (…) Poi gli rimproverava la sua intelligenza: “Tu sei tutto intelligenza”. “Come i tenori famosi sono tutta voce. Per il resto non hai altro, ti manca persino il buon senso.” (…) Durante i primi anni avevano abitati da soli. Poi avevano preso con loro un cugino e sua moglie, Jole e Vittorio Bras. Erano parenti poveri e giovani. “.
A rompere la tranquilla atmosfera giungono sull’isola due fuggiaschi: Beatrice e Guido. Lei bella e sfacciata, lui giocatore incallito e truffatore. Chiedono ospitalità perché inseguiti dalle forze dell’ordine. Celestino si mette in testa di redimerli e vuole sottoporre i due ad un esperimento, che mira al cambiamento radicale. E’ l’inizio di un vortice oscuro tra amori, fughe, bugie ed invidie, ovvero di tutto il repertorio nero dell’animo umano.
La figlia definisce questo libro nella prefazione:
“Un noir a metà tra il cinema dei telefoni bianchi e gli spericolati esperimenti sociali dell’investigatore Duca Lamberti, che nella Milano del boom infiltrerà una sua collaboratrice nel mondo della tratta delle bianche. Nelle città eleganti degli anni Quaranta il nerboruto Celestino mette invece in atto un matematico piano di redenzione di due ladri d’albergo.”.
L’abilità narrativa e di prosa di Giorgio Scerbanenco emerge qui in tutta la sua potenza. Una prosa perfetta, essenziale, ironica, tagliente, priva di fronzoli. Abile nel tratteggiare anche il percorso introspettivo e di vita dei personaggi, il libro si divora in un attimo, in una narrazione che non può che essere assunta a modello da perseguire. Una lettura sofistica ed intrigante. Scerbanenco è veramente il padre del noir all’italiana, e questo libro lo dimostra. Con una morale sotterranea: gli ideali saranno sufficienti a mutare e a correggere il nero ed ambiguo comportamento umano? A voi la lettura.