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La verità è un cerchio
Nel 1982 Michele Balistreri è un giovane commissario di polizia. Una nomina ottenuta grazie ad agganci politici. Un passato irrequieto e violento come picchiatore fascista. Un lavoro svolto in modo indolente e superficiale, tra una donna e l’altra, tra una serata e l’altra, in attesa di decidere cosa fare della propria vita.
Così, quando durante la finale del campionato del mondo viene chiamato per occuparsi di una ragazza scomparsa, la giovane e bellissima Elisa Sordi, Michele rimanda. Tutto è irrilevante, tutto può aspettare. Solo che la morte non aspetta proprio nessuno, e nemmeno il senso di colpa. Il corpo martoriato di Elisa verrà ritrovato pochi giorni dopo, dando il via a un’indagine senza colpevole e senza soluzione. E Michele non lo dimenticherà mai.
Lo ritroviamo ventiquattro anni dopo, ancora poliziotto ma molto cambiato. Solo e malconcio, vittima di incubi e tormenti, che placa con antidepressivi e rettitudine. Finché all’improvviso il passato tornerà a bussare alla sua porta. Un assassino seriale le cui modalità ricordano quel famoso omicidio. L’improvviso suicidio della madre di Elisa, ancora durante una finale dei mondiali di calcio. Personaggi che escono dalla memoria per intrecciarsi agli eventi del presente. La verità è un cerchio e per Michele è arrivato il momento di chiuderlo.
“Ora non servivano più gli antidepressivi, i gastroprotettori, il controllo sul fumo e sull'alcol […]. Serviva solo ciò che fin da bambino aveva sempre cercato, a costo di qualunque guaio: la verità. Senza compromessi, con la forza se necessario, a costo di distruggere anche se stesso.”
Dopo avere fatto la conoscenza di Michele Balistreri mi sono chiesta come avrei fatto a sopportare per quasi settecento pagine un protagonista così antipatico. Invece le parole ti imprigionano, la scrittura scorre fluida e veloce, la trama si infittisce e si aggroviglia, lasciandoti continuamente a immaginare possibili collegamenti e soluzioni. Perché il vero protagonista non è l’uomo o il poliziotto; è l’intreccio, la storia.
Non si può non dare merito a Roberto Costantini di avere ideato un progetto davvero ampio e ambizioso, tratteggiando con cura ogni dettaglio e incastonandolo all’interno di un disegno molto articolato. Ma non si tratta di puro esercizio narrativo perché la grande forza di questo romanzo sta nella sua capacità di raccontarci la società italiana attraverso la sua capitale e i suoi abitanti. Alti prelati e malavitosi immigrati, volontari bigotti e povere prostitute, affaristi spregiudicati e agenti corrotti. Tutti uniti dal male, che serpeggia a ogni livello, mosso da mani invisibili. E da un protagonista che nel corso della storia trova umanità e non vuole arrendersi. Riuscirà ad arrivare alla verità? E a che prezzo? A tutti coloro che vorranno scoprirlo, auguro buona lettura.