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Il BarLume e il '68
Malvaldi con i romanzi della saga del Bar Lume è sempre una garanzia. Non si è smentito nemmeno con questo ultimo capitolo, a mio avviso anche più interessante degli altri.
Alla lettura del testamento di Alberto Corradi, proprietario dell’azienda farmaceutica Farmesis, avviene un colpo di scena: lo stesso Corradi si autoaccusa dell’omicidio del padre putativo avvenuto nel lontano 1968. Da qui si dipana tutto l’intreccio giallo che non svelerò per ovvi motivi e che verrà risolto brillantemente da Massimo il “barrista” e dalla sua compagna il vicequestore Alice Martelli.
Quello che differenzia quest’ultimo romanzo dagli altri è l’anno nel quale avviene il primo omicidio il 1968; quello fu l’anno d’inizio delle rivolte studentesche e operaie dalle quali scaturirono poi i bui anni ’70, è anche l’anno della fantasia al potere ma l’omicidio in sé non ebbe nulla di politico come poi si scoprirà ma è molto interessante rivivere nelle parole di Ampelio l’occupazione dell’Università di Pisa o nei ricordi dei “vecchietti” i volantinaggi nelle fabbriche.
In quest’ultimo capitolo c’è una maggior caratterizzazione del personaggio di Pilade Del Tacca che darà una mano notevole alla soluzione e poi si scoprirà anche il nome del padre di Massimo.
Libro scritto molto bene, con venature intimiste, sempre divertente ed intelligente “Essere triste- è brutto. Essere triste quando tutti credono che tu sia felice, che tu abbia tutto per essere felice- è peggio”.
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Un saluto,
Manuela