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Polvere e ombre
La serie di Rocco Schiavone ha davvero fatto un balzo avanti, un salto di qualità, a mio avviso, con gli ultimi due romanzi. Non per lo stile o la trama investigativa, che di fatto sbiadisce nel ricordo una volta chiusa l’ultima pagina, ma perché la sensazione sempre più forte è che ormai la narrazione sia passata su un livello diverso, colorando le pagine di malinconica emozione e aprendoci lo sguardo alle vulnerabilità del suo protagonista.
Questa volta il nostro vicequestore appare fragile come un foglio di carta di riso, ormai pronto a sbriciolarsi di fronte alla forza delle avversità. I sensi di colpa, che fanno ormai da sottofondo alle sue giornate riempiendole di rimpianti e sogni svaniti. I fallimenti negli affetti e nel lavoro, perché troppe volte è stato costretto a piegare la testa a poteri superiori. La delusione dell’abbandono e del tradimento, che colpisce dove fa più male, dove non ci sono difese, strappando la mano all'appiglio cui si era aggrappata per tirare avanti e ricominciare a sperare.
“Io non sono un supereroe, e manco un eroe. Sono una persona normale. E le persone normali devono capire quando hanno perso.”
Si evolve, il personaggio creato dalla penna di Antonio Manzini. Senza perdere nulla del suo irriverente umorismo e del suo inconfondibile stile stropicciato e anticonvenzionale, questa volta si lascia andare alle emozioni come mai prima. Perché questa è una nuova avvincente e complessa avventura, ma le ombre da inseguire sono sempre le stesse così come la polvere che ricopre la verità. Ed è arrivato il momento di affrontarla. Anche se lascerà nel cuore una scia di dolorosa solitudine e cupa amarezza.
“Dormi, Lupa. Sogna gli ossi e i prati dove correre. Vola pure. Io da qui ti guardo e aspetto di capire come si fa. Ti giuro, appena ci riesco ti raggiungo.”
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