Dettagli Recensione
L'imperfezione gestibile
Giallo italiano, ambientato nella Bologna degli anni ’50, con un’ampia prima parte che descrive i fatti prima di un certo incidente ed una più ridotta seconda parte, a mio avviso ancora migliore, con il racconto dei fatti post-incidente, nonché con la conclusione dell’indagine. Storia vivace nell’esposizione e molto originale nei contenuti. Con un personaggio protagonista che riveste un ruolo enigmatico, fino all’ultima pagina, direi parola, e che si rivela essere un vero cane da caccia. Con personaggi minori che sono altrettanto delle vere sagome, perché due persone fanno sempre più sbirro di una e perché l’accoppiata poliziotto buono e poliziotto cattivo non è solo un cliché americano. Con uno stile spontaneo e fluido, arricchito in diversi punti, nei dialoghi, di simpatiche espressioni ed esternazioni, anche dialettali. Con una spiegazione dei fatti che fa davvero capire che, con un delitto imperfetto, è comunque possibile costruire un’indagine perfetta, anche scegliendo il colpevole. Colpevole o meno che sia. E fra rane fritte, rane in umido, pesce gatto e bomboloni, un finale che davvero non ti aspetti.