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Il buio a Roma
A differenza di altre entusiastiche recensioni lette a me questo libro è risultato una lettura inutile. La trama mi è parsa veramente povera. Innanzi tutto non è assolutamente un thriller non avendo mordente né suspense piuttosto mi è sembrato uno scadente giallo, espediente che serve in realtà a portare avanti per 180 pagine il racconto della vita, delle citazioni, dei ricordi del protagonista Federico, alter ego dell’autore stesso. Per tutto il romanzo si parla di una nobiltà romana, delle sue regole, di come e dove vive, di un’umanità abbastanza inutile e che poi si scoprirà anche marcia; tutti vanno con tutti, veleni e vendette, il tutto raccontato con una prosa veramente modesta. Diciamo che “La sera a Roma” sembra più una guida turistica di Roma (per pochi) piuttosto che un romanzo; non è la vera Roma quella che vi si legge perlomeno non quella vissuta dai comuni mortali tutti i giorni ma la Roma di un’élite che si muove fra quartieri alti e Babington’s a Piazza di Spagna, palazzi signorili e nessun lavoro.
Una perla di saggezza del protagonista: “Io vivo la mia vita come il protagonista di un film. L’unico mio cruccio è di stare in un bel film. Dimenticando, invece, che vivere la realtà non ha niente a che vedere con i criteri estetici” ; ecco credo che questo sia stato proprio il limite dell’autore che in effetti è un regista e sceneggiatore. Di tutto il libro salvo i paragrafi dove si descrivono grandi personaggi del nostro tempo che Federico (in realtà Vanzina stesso) ha frequentato nella sua vita e la figura della moglie americana Pamela, unico personaggio dotato di un certo spessore ed autonomia. Ripeto, tutto sommato, una lettura inutile.
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